Forse li ritiene incapaci di intendere e di (sindacalmente) volere. O forse ha paura che anche gli ultimi buoi scappino dalla stalla. Fattosta che l’Fnsi tratta i liberi professionisti come minorati. E infatti impone l’ennesimo pensionato alla presidenza della Consulta che invece dovrebbe tutelare i freelance. Più chiaro di così…

Meno male che, anche all’interno del sindacato (sedicente unitario) dei giornalisti, a qualcuno ogni tanto viene il dubbio.
Il dubbio che qualcosa non quadri. E che nell’atteggiamento della Federazione nei confronti del lavoro autonomo giornalistico si nasconda qualcosa di un po’ ambiguo. Per non dire di masochistico.
Oggi, ad esempio, il tarlo è venuto alla collega Cinzia Romano, Consigliere nazionale FNSI ed esponente della corrente Puntoeacapo. La quale, con un interessante e coraggioso post nel sito del gruppo (qui), ha raccontato quello che ha visto e che ha pensato assistendo alla riunione odierna dell’assise sindacale.
Un’assise durante la quale, ovviamente in coda, sono emersi due elementi illuminanti (e solo apparentemente scollegati tra loro) per capire lo stato di confusione mentale, per non pensare peggio, in cui brancola da anni quello che dovrebbe essere il baluardo dei professionisti della penna contro le malefatte degli editori.
Rimando allo scritto della Romano per i dettagli e mi limito qui a commentare il grosso.
Elemento numero uno: gli iscritti alla Federazione sono meno di 23mila (-10% rispetto all’anno scorso), dei quali 16mila professionali e neanche 7mila collaboratori. Siccome gli iscritti all’Ordine sono circa 120mila, di cui il 60% “autonomi”, ciò significa che il sindacato raccoglie appena la metà dei primi e appena il 10% dei secondi. Ma anche nei confronti di questi ultimi ha paternalistiche pretese di rappresentatività esclusiva. Nè vale a sollevare qualche allarme il fatto che il numero degli iscritti sia in calo vertiginoso, nonostante l’altrettanto vertiginoso aumento del numero dei giornalisti registrato negli ultimi anni per effetto del giornalistificio (qui, ad esempio).
Elemento numero due (che spiega anche le ragioni dell’elemento numero uno): durante la stessa riunione è stata annunciata la nomina del vice segretario vicario dell’Fnsi, Giovanni Rossi, alla presidenza della Commissione Nazionale per il Lavoro Autonomo, quella insomma che dovrebbe occuparsi di precari e di freelance. Che c’è di strano? Ce n’è eccome: Rossi infatti, persona senza dubbio in sè stimabilissima, è un pensionato. Capito? A guidare l’organismo degli autonomi ci mettono non un autonomo, ma un pensionato. E non è la prima volta. Anzi: mai, da quando esiste, la Commissione è stata presieduta da un esponente della categoria per la quale la commissione stessa esiste.
Vi pare una cosa normale?
A me no (e nemmeno alla Romano). Evidentemente però lo è secondo l’Fnsi, per la quale il lavoro autonomo è svolto, si vede, da giornalisti-minorati, incapaci di intendere e sindacalmente volere, magari perfino inaffidabili e bisognosi quindi di un tutore. Un tutore che faccia un mestiere diverso dal loro, e pertanto dei loro problemi sappia il giusto, e che risponda – che diamine! – al sindacato, mica agli autonomi.
Ecco, ora sapete perchè l’Fnsi perde i pezzi, perchè conta poco, perchè non potrà mai (nè ha mai voluto) difendere i freelance, perchè tra un po’ sarà composta da due gatti e soprattutto perchè non rappresenta più nessuno. Sebbene si autoproclami, nel nome di non si capisce quale superiore diritto, il sindacato unico ed unitario dei giornalisti.
Lo dico col massimo rispetto e la stima per i tanti (molti dei quali amici) che illusamente si impegnano lì dentro.