Pur di non riconoscere a me stesso che sto rincoglionendo, sono disposto a tutto.

Ad esempio, a cosa attribuire il fatto che da giorni e contro ogni evidenza, rimostranza e avviso, nella mia testa continuo a scambiare la giornata odierna con un giovedì anziché un mercoledì? E che in base a questo abbaglio parametro pensieri, impegni e scadenze, con effetti tragicomici?

Nell’impossibilità di una spiegazione diversa, tento di attribuirne la responsabilità alla disritmia, o discronia o ancora disincronosi circadiana procurata dall’intervallarsi irregolare di giorni festivi che connotano il periodo tra il Natale e la Befana, con l’aggravante dei correlati ponti vacanzieri e la conseguente confusione tra i giorni del calendario.

Ciò che in parte giustifica il fatto che alle nove del mattino di un giorno di lavoro mi punga vaghezza di andare a cercare il corrispondente italiano di “jet lag” e di scoprire appunto che si dice “disritmia, discronia o anche disincronosi circadiana”.

Povero me.

E quindi, buon giovedì a tutti!