Il direct marketing è uno strumento arcinoto, che tuttavia non dispensa chi vi ricorre da un uso intelligente, o almeno non autolesionistico, del mezzo.

Della serie: se per piantare un chiodo minuscolo uso un martello da fabbro, con ogni probabilità rischierò di piegare il chiodo, rompere la base e schiacciarmi il dito.

Questa inoppugnabile evidenza pare però sconosciuta a molti. I quali applicano le stesse logiche e metodi di vendita sia che propongano aspirapolveri, sia che smercino bisarche.

Ad esempio c’è una ditta, a cui ho chiesto informazioni per l’esecuzione di lavori edili molto grossi e molto costosi, la quale, anziché farmi scrivere o telefonare da un tecnico esperto per gli indispensabili chiarimenti tecnico-economici, mi ammorba con quotidiani quanto irritanti email del tipo “ciao (ciao?!?), ecco cosa pensano di noi i nostri clienti” o “ciao (ciao?!?), ci chiedevamo stamattina se ti sono stati utili i nostri suggerimenti” o, ancora, “ma lo sai che la soluzione del tuo problema è a portata di mano?”.

Il tutto dopo che da tempo ho dettagliatamente spiegato loro, per iscritto, le mie esigenze.

Il risultato è che di sicuro non affiderò loro alcun lavoro.

Ma la gente che ha in testa (per decenza ometterò una citazione da un’arcinota parodia di 007 dei livornesi del Nido del Cuculo, ma non è difficile immaginarne il contenuto)?