Parla Filippo Bartolotta, il giornalista e divulgatore vinicolo che sabato scorso ha condotto (in papillon e involontarie sneakers) “The Amazing Italian Wine Journey”, la degustazione con cena al seguito servita  sabato 20/5 in onore dell’ex presidente USA da Massimo Bottura a Borgo Finocchieto (SI), nella dimora dell’ambasciatore John Phillips.

 

Era l’occasione più importante della mia vita“, racconta ancora emozionato un adrenalinico Filippo Bartolotta”, mi ero messo tutto elegante, papillon compreso, e solo alla fine mi sono accorto che avevo dimenticato le scarpe. E così ho servito il meglio dei vini italiani a Barack e Michelle Obama calzando le Nike!“.
Filippo è un collega e un amico. Da anni con la sua agenzia fiorentina, Le Baccanti, organizza wine tour per appassionati di tutto il mondo, anche importanti. Ma trovarsi al cospetto dell’ex presidente Usa appena arrivato in Toscana per le vacanze, al suo ambasciatore John Phillips e ad altri tredici riservatissimi ospiti nella villa da sogno di Borgo Finocchieto, nelle Crete Senesi, non solo per mescere loro i vini abbinati ai piatti di uno chef stellare come Massimo Bottura, facendo addirittura precedere il tutto da una sorta di degustazione didattica da lui stesso condotta, non è roba da tutti i giorni.
E a meno di 48 ore dall’evento che certamente ha segnato per sempre i suoi ricordi, Bartolotta porta ancora nella voce l’eccitazione dell’altroieri.
E’ nato tutto un po’ per caso“, spiega.
Conosceva da tempo John Phillips, un grande avvocato impegnato nei diritti civili, ma è molto che non si sentivano. “Poi ho letto dell’arrivo di Obama, ci ho pensato un attimo, ho preso coraggio e ho mandato un’email a John: “Perchè non gli organizziamo un “fantastico viaggio tra i vini italiani, gli ho chiesto?”
E lui: “Perchè dovrei farlo con te?
E Bartolotta: “Perchè no?“.
Philip gli scrive: “Chiamami, allora“.
Così è nato tutto. Era la prima metà di maggio, la cosa stava nascendo dal nulla.
Solo dopo mi sono reso conto di quello che stavo facendo e degli ostacoli da superare: ad esempio l’obbligo della massima riservatezza nel procurarmi bottiglie grandiose e rarissime, difficilida trovare e da ottenere. E poi la scelta, il trasporto. Molte sono andato a prenderle di persona, con mio zaino, dribblando la domande dei produttori incuriositi dalla mia reticenza sull’utilizzo finale, che ovviamente non potevo svelare“.
L’elenco dei vini è stato ragionato (la lista completa è qui) in base a “una serie di criteri che avevo in testa. Ci tenevo a dare una visione ampia e non banale di tutta l’Italia. Ho scelto un Barolo del ’61, grande annata e anno di nascita dell’ex presidente. Un Brunello di Montalcino del ’64, anno di nascita dell’ex first lady. Il Sassicaia del 2009, l’anno del Nobel. Ma ci ho anche messo un rosato, che ben rappresenta l’italianità”.
Poi c’era l’incognita degli orari, del cerimoniale, degli imprevisti. Fino all’ultimo non si è mai avuta conferma che Barack Obama sarebbe arrivato davvero.
E invece, alla fine – continua Filippo – anzichè limitarmi alla sola cena ho avuto l’opportunità di fare una vera e propria degustazione guidata, con tanto di alcuni “vini misteriosi“commentati dagli ospiti e da me. Doveva durare una mezz’ora, è durata un’ora a mezza. La più curiosa era Michelle, che mi ha sommerso di domande. Barack è arrivato un po’ in ritardo e si è subito preoccupato: “Come faccio a rimettermi in pari?”, ha chiesto scherzando. E’ stato tutto molto divertente, disteso, anche grazie alla grande simpatia dei commensali e al loro vero interesse a entrare nella cultura del vino“.
Insomma, tutto facile
No, tutto facile no! Da parte mia tensione altissima, ovviamente. Poi c’era da discutere di abbinamenti con una star internazionale come Massimo Bottura, non so se mi spiego. Lui non voleva che il vino andasse sopra il cibo, ma dopo un po’ di discussione ci siamo messi d’accordo. Senza contare i problemi, ovvi, di sicurezza, i controlli, la privacy assoluta. Ma è stato bellissimo: i vini grandiosi e Obama e Michelle a scherzare fra loro su quale, fra il ’61 e il ’64, fosse più “fresco“. Lei mi ha fatto davvero un sacco di domande sul vino, sul suo invecchiamento. E’ stata una soddisfazione enorme“.
Insomma lo rifaresti?
Subito! Ma in valigia stavolta col papillon metterei le scarpe giuste“.