Dopo qualche anno difficile, i produttori sembrano essere corsi ai ripari. Ma senza pericolose e brusche inversioni di tendenza, nè passi troppo chiassosi. Così, nonostante la transizione in corso, in vini che entreranno in commercio nel 2011 offrono qualche piacevole sorpresa. E dalla prossima vendemmia si parte con i monovarietali doc.

Diciamoci la verità: da qualche anno, la Bolgheri vinicola era diventata ingombrante, a volte prevedibile e, alla fine dei conti, un po’ noiosa. Troppa enfasi, troppi clamori, troppe esagerazioni. Sulla carta, in cantina e in bottiglia.
In tutta franchezza, erano molti gli osservatori a essersi stufati di un modello di successo finchè si vuole ma divenuto nel tempo sempre più uguale a se stesso e tendente, coll’allargarsi indefinito del mercato, ad una pericolosa standardizzazione.
E così, per un paio d’anni, non solo sui cipressi ma sui “multipli filar” delle vigne circostanti le luci si sono spente. O attenuate, almeno. C’è stato il tempo per pensare e probabilmente per adeguarsi. Ma senza compiere l’errore, fatto da altri, di certe poco credibili inversioni di marcia che avrebbero prodotto con ogni probabilità un effetto contrario a quello desiderato. Meglio concedersi una salutare pausa di riflessione e cercare pacatamente i rimedi. Di cui, non so come, si intuivano peraltro (e si auspicavano) i risultati.
E’ per questo che a fine maggio ho affrontato la presentazione dei vini bolgheresi che andranno in commercio nel 2011 con rinnovata curiosità e una ritrovata buona disposizione d’animo verso prodotti di cui, sinceramente, fino a poco prima (con tutte le eccezioni del caso, va da sé) non sentivo la mancanza.
Non me ne sono pentito.
La prima cosa bella emersa dagli assaggi, tutti e sempre alla cieca, è stata che, in generale, nonostante una comune tendenza al “dimagrimento” e alla transizione, l’identità dei vini è rimasta la medesima, coerente al tipo. Non si è persa insomma, nell’ansia di adeguarsi, la classicità della bolgheritudine: vitigni francesi fortemente territorializzati. Anzi, la sensazione è stata di una netta tendenza al recupero del rapporto con il territorio, anche se qualcuno potrà bollare questa nouvelle vague come artificiosa e opportunistica. Una sensazione resa però possibile anche dal fatto che della denominazione si può adesso cominciare ad avere una visione “storica”, direi prospettica. La cosa più giusta, in proposito, l’ha detta forse uno dei produttori della prima ora in un sussulto di orgoglio misto a realismo: “Se riusciamo ad evitare le caricature, questi siamo noi e questi sono i nostri vini. Ci possiamo permettere di farli così perché queste sono le nostre caratteristiche”. Nulla da eccepire.
Dei 122 vini in degustazione (18 bianchi tra Bolgheri doc e Toscana igt, 8 rosati, 40 Bolgheri rosso doc dal 2007 al 2010, 27 Bolgheri Superiore dal 2006 al 2009, 18 Toscana Igt rossi dal 2006 al 2009 e 10 tra bianchi e rossi Toscana igt prodotti fuori zona dalle aziende associate al consorzio) ne abbiamo assaggiati la metà, evitando a priori i rossi del 2010 e gli igt fuori zona, per verificare poi solo a cose fatte chi fosse il produttore ed integrare eventuali “buchi” di nomenclatura.
Tranne le inevitabili eccezioni di alcune aziende che, per inseguire un mercato ormai forse più virtuale che reale, persistono nello stile enfatico e anonimo riscontrato nelle annate recenti, il livello tendenziale mi è parso stavolta buono: molti i campioni dotati di una certa personalità, con sfumature marcate, in cui anche alcuni evidenti cambi di direzione in corsa non davano la desolante impressione della pecetta riscontrata altrove. La modernità, pilastro del “modo” bolgherese, non ha fatto dunque da schermo alla piacevolezza né all’esigenza di evolversi. Tutto ciò a prescindere dai gusti personali che possono spingere il critico a preferire, nella sua scala di valori, determinati stili a dispetto di altri. Qualcosa si è mosso, gli allori sono stati messi in bacheca, la zona sembra aver ripreso a pensarsi.
Si tratta ora di vedere quale sarà sulla denominazione l’impatto concreto del nuovo e sofferto disciplinare, che entrerà in vigore a partire dalla vendemmia 2011 e che, rompendo l’obbligo del taglio classico, prevede la possibilità di produrre il Bolgheri Rosso e il Bolgheri Superiore utilizzando anche il 100% di Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot.
In bocca al lupo.