I furbetti del sindacatino vanno dicendo che chi domani va a Roma alla manifestazione Stop-Fnsi contro il contratto-truffa è un colluso o l’utile idiota di qualcuno. Potrà anche darsi che in qualche caso sia così. Ma non per me.

Non so se per ingenuità degli uni, ottusità degli altri o riuscita propaganda dei soliti terzi, ma in rete sta diffondendosi un messaggio maliziosamente fuorviante a proposito della manifestazione Stop-Fnsi indetta per domani alle 10 davanti alla sede del sindacato dei giornalisti, a Roma.
Il messaggio fatto circolare è il seguente: tutta fuffa, è in corso una guerra interna di correnti in cui quella minoritaria inscena proteste strumentali, al solo scopo di indebolire o sopraffare l’altra. Corollario: chi partecipa o è un colluso al soldo del grande nemico di Siddi, il presidente OdG Enzo Iacopino, oppure un coglione che si fa strumentalizzare, oppure uno che aspira a conquistare galloni e benemerenze in vista di un’eventuale carriera futura tra le file dei vincitori.
Naturalmente non posso escludere, anzi non escludo affatto, che una parte dei presenti appartenga a una delle tre categorie suddette.
Ma posso anche garantire, per quanto mi riguarda, che io andrò lì per tutt’altri motivi.
Chi mi legge, li sa già.
Sono la necessità di salvare una professione che è stata fino a oggi, e (sebbene con pochissime speranze) vorrei restasse, il mio unico lavoro, la parallela necessità di farla finita con un sindacato che ha sempre fatto (bene) il sindacato dei contrattualizzati fregandosene letteralmente dei liberi professionisti come me, ma mantenendo la pretesa di rappresentarli pur raccogliendo nemmeno il 7% di quelli in attività e senza aver ricevuto alcun mandato dagli altri.
Il lavoro autonomo, dopo la pseudoinclusione (pfui) operata da Siddi nel ccnl, è all’anno zero. Si è sancita per contratto la dilettantizzazione della professione giornalistica, laddove la medesima era stata sancita istituzionalmente dall’Ordine quando fu deciso, da allora in poi, di ignorare il requisito della congruità dei compensi per l’ammissione dei candidati all’elenco pubblicisti.
Ciò si tradusse nel giornalistificio, ovvero la pletorizzazione della categoria. Risultato: prima l’operaizzazione e ora la dilettantizzazione del nostro mestiere.
Siccome trovo ridicolo, prima che tragico, che esista un sindacato dei dilettanti e che i (liberi) professionisti vengano abbandonati al loro destino dai sedicenti sindacalisti “unitari”, domani andrò a Roma.
Con buona pace dei furbetti del sindacatino.