Leggo sul Corriere della Sera un articolo, del quale non ho motivo di dubitare, in cui si dice che alla Ferrari esiste un seminterrato dove, in vista dell’inizio del mondiale di F1 2023, i meccanici, palestrati e alimentati ad hoc, si esercitano anche 20 volte al giorno (ma puntano ad arrivare a 40) nel cambio delle gomme.
Scopo: essere più rapidi possibile e scendere possibilmente sotto i 2″ a pit stop (il record assoluto è 1″82 dei rivali della Red Bull).
Io capisco il professionismo puro e l’esistenza di un’industria dello spettacolo automobilistico, ma ridurre corse di 300 km, come accade ormai da decenni, ad una gara la cui vittoria dipende in buona misura dai decimi guadagnati ai box è semplicemente grottesco.
Anzi, è proprio lassativo.
E con lo sport non c’entra nulla (come del resto il 90% della F1 attuale).