Era ora, penserete, probabilmente a ragione.
Il problema è che il niente deriva da un troppo non abbastanza rilevante.
La questione Presidente della Repubblica è ancora tutta da giocare ed è comunque un teatrino stucchevole tra partiti. Del covid si parla troppo, a sproposito e solo per ideologie contrapposte, ma intanto non si riesce a fermare il virus, con buona pace del green pass in tutte le sue declinazioni, incluse quelle più pecorecce. Di giornalismo non vale più nemmeno la pena di occuparsi: figuratevi che mi ha appena chiamato un collega, di recente passato a fare uffici stampa, confessandomi di aver scoperto che oggi quel mestiere consiste nel vendere notizie commerciali a chi il giornalista non lo fa, aiuto! Della querelle Maneskin vs Cugini di Campagna, più di occuparmi voglio dimenticarmi. Gli americani hanno scoperto che Biden è rincoglionito e la Harris inadeguata, ma non riesco a capire dove sia la novità. La scuola – quella dei banchi a rotelle e che secondo il ministro Cingolani dovrebbe insegnare un mestiere – per strategia politica da decenni fa promuovere anche gli asini acefali ma è in ambasce per la dad: dad ut des? Siamo seri…
Di calcio nel senso di gioco non si parla, ma in compenso si sprecano paginate per un fantasioso calciomercato, i rinnovi contrattuali passati, presenti e futuri e per le misure delle wags (che almeno si ammirano nelle gallery, per fortuna anche senza leggere). La Formula Uno grazie al cielo è finita, speriamo che per il 2022 riescano ad aggiornare in tempo il software del videogame. Viaggiare non si viaggia, ci si accontenta dei surrogati di cartapesta che presto saranno virtuali e comunque da vedere c’è rimasto poco che non sia già uguale al resto.
Restava un po’ di cazzeggio su FB, sempre politicamente correttissimo sennò il moralista Zuckerberg s’incazza e ti banna, si capisce, ma da un po’ mi sono accorto che anche qui il 75% dei post sono reclame, autopromozione, ecommerce e propaganda di varia natura.
Scenderemo nel web muti…