A trenta giorni dalla rivoluzione che ha abbattuto Hosni Mubarak, l’Egitto annuncia il ritorno ufficiale alla “normalità”. Che per il paese significa anche la ripresa dei flussi turistici. E mentre i militari, in attesa delle elezioni di autunno (già 25 i partiti formalmente rappresentati), controllano piazze e governo, le autorità si sforzano di lanciare messaggi rassicuranti. “Tutto tranquillo”, dicono. Oggi andremo a vedere meglio e vi riferiremo.
Il Cairo ci accoglie dalla penombra di una tempesta di sabbia che sembra una cortina fumogena. C’è elettricità in giro, a un mese esatto dall’inizio delle proteste che hanno condotto alla caduta del “faraone”, l’ex presidente Hosni Mubarak. Piazza Tahrir, il cuore della “rivoluzione”, è piena di 50mila persone che festeggiano la ricorrenza. Ma non ci fanno avvicinare, perché “le celebrazioni ufficiali sono domani”.
E a un mese da quel 25 gennaio le autorità già parlano di un “nuovo” Egitto, sebbene molto debba ancora accadere: le elezioni per il parlamento sono previste a settembre e quelle per il nuovo presidente a ottobre. Il nuovo, in realtà, sembra in divenire. I giornali riportano le foto di alcuni ex ministri in carcere, mentre per altri uomini chiave dell’ex esecutivo, come l’archeologo Zahi Hawass, già capo della suprema autorità per i beni culturali, c’è stata la promozione al ministro. I militari controllano le strade e il governo, anche se tutto appare tranquillo. Almeno alla periferia della metropoli, dove i grandi centri commerciali ingoiano frotte di giovani e il traffico è il medesimo, soffocante, di 10 anni fa. Solo che le vecchie auto scalcinate e riverniciate a mano hanno lasciato il posto a sgargianti berline tedesche e giapponesi.
A mezzanotte scatta il coprifuoco, ma alle 23.45 l’atmosfera non è quella da “tutti a casa”. E’ un coprifuoco di sicurezza, ci dicono ancora, che vale per certi punti nevralgici e certi uffici governativi, ma non rigoroso. E comunque di avvicinarsi alla piazza non se ne parla.
Oggi però è un giorno doppiamente importante per il paese. Non è solo passato un mese, ma l’Egitto riapre sostanzialmente le frontiere al turismo. Non che si fossero mai chiuse, è che i tour operator avevano, comprensibilmente, cessato di varcarle. Tutti. Inglesi esclusi, pare. Un brutto colpo per l’economia egiziana, che sul turismo basa gran parte del suo benessere, e per la compagnia di bandiera, l’Egyptair.
Ed è di oggi infatti l’annuncio della ripresa delle partenze per il paese dei faraoni dato da alcuni dei più maggiori operatori italiani. Un segno di ritorno alla normalità che per gli egiziani è la cosa più importante. Perché è proprio questo il messaggio che il governo cerca di lanciare alla stampa e all’opinione pubblica internazionale: qui tutto è normale, nessun pericolo. Almeno per i turisti. Non a caso, ci porteranno a visitare, oltre alla piazza Tahrir, il Museo Egizio e le Piramidi.
Il resto è da venire.