di LUCIANO PIGNATARO.
Antesignani del rilancio dell’Aglianico del Vulture e poi del suo “svecchiamento” già due lustri fa, i Fucci sono figure centrali dell’enologia lucana e il loro “Titolo” è uno degli Aglianici di riferimento. Ecco com’è andata una miniverticale delle ultime annate.

 

Generoso, Salvatore, Elena: andata e ritorno dei Fucci da Titolo, la bella proprietà di Barile estesa a ventaglio sulla strada a scorrimento veloce che da Melfi porta a Potenza pavoneggiandosi tra il Vulture e i castelli costruiti da Federico II. Il nonno compra la vigna negli anni ’70, Aglianico naturalmente. Salvatore nel 2000 decide di iniziare ad imbottigliare nel piccolo spazio ricavato dalla casa di famiglia.
Nasce Titolo, un Aglianico subito moderno seguito inizialmente da Sergio Paternoster e, dal 2004, dalla giovane Elena, fresca laureata in enologia a Pisa.
Oggi, navighiamo verso i vent’anni di conoscenza, è un piacere tornare nella proprietà dei Fucci a Barile dove è tutto in ordine e curato per visitare con Elena e il marito Andrea la nuova cantina costruita in base ai principi più moderni dell’ecosostenibilità ambientale. Non è un atteggiamento modaiolo, bensì pura previdenza contadina in un contesto sempre più difficile, dove può capitare come quest’anno che per quattro mesi non cada una goccia d’acqua e le temperature in vigna arrivino a 45 gradi.
Le cantine consumano energia, e costruirle pensando di risparmiarla è sicuramente il risultato di una visione lungimirante.
Elena Fucci, insieme a Gerardo Giuratrabocchetti, è stata la figura che più di ogni altra è stata capace di portare l’Aglianico fuori dall’Aglianico. Benché i rapporti fra i due non siano idilliaci hanno, come sempre accade in questi casi, molte cose in comune: una ferrea volontà, l’indistruttibile capacità lavorativa, la visione strategica per la quale al Sud, e in particolare in Basilicata, non si può non uscire dal proprio territorio per poterci vivere e lavorare.
La proiezione all’esterno è stata dunque una delle due caratteristiche che spiegano il successo di Titolo. L’altro è un po’ più legato al vino perché a partire dal 2006, quando lo stile dell’Aglianico del Vulture era gravato nella maggior parte dei casi da eccessi di legni, note dolci al naso e poca freschezza al palato, Elena inverte bruscamente la rotta e mette il rosso lucano in cura dimagrante rendendolo più snello, veloce, fruttato e floreale più che speziato al naso, senza paura di toni sapidi e amari, soprattutto nel finale. L’eleganza e la leggerezza fanno dunque di Titolo l’Aglianico più ricercato dalle nuove tendenze che ormai regnano sovrane da tempo nel mondo enologico italiano.
Devo dire che è una grande soddisfazione per me tornare a Titolo e vedere tensione produttiva e tanta voglia di spingere insieme ad altri produttori l’amata realtà vulturina, senza più aspettare i tempi e i modi della politica che ormai in Italia opprime ogni realtà produttiva.
Salvatore invece non è teso, ma disteso: insegna a scuola e sta in vigna.
Ora vorreste le note degustative della miniverticale che abbiamo tenuto all’Antica Cantina Forentum a Lavello. Vi do invece rapide indicazioni dicendo che ovunque il colore è rosso rubino, al naso le note sono di ciliegia e amarena, al palato freschezza, sapidità, finale amaro e preciso.
Eccole:
Titolo 2015
Annata carica di energia, ricca, molto fresca al palato. 16,5/20
Titolo 2014
Un millesimo non facile da gestire, ancora non in equilibrio. 15,5/20
Titolo 2013
Una bottiglia decisamente interessante, ancora da aspettare. 16/20
Titolo 2012
Grande bottiglia, complessa al naso e dinamica al palato. 17/20

 

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