Lo ammetto: ero convinto fosse una bufala perchè, comunque uno la pensi, certe cose non le puoi scrivere su un social network sperando di passarla liscia.
Pare invece che l’africano – immigrato, risorsa, negro, musulmano oppure più cose insieme, secondo le diverse declinazioni – che ha genialmente affermato che, durante uno stupro, le donne godono esista davvero. E che la cooperativa per la quale lavorava l’abbia sospeso per motivi disciplinari.
Eppure a me la cosa stupefacente di tutta questa squallida, anzi grottesca vicenda, pare un’altra: il genio era, si legge, un “mediatore culturale”.
Ma che vuol dire, scusate? lo chiedo seriamente, perchè in termini politicamente corretti cosa significa lo so benissimo.
Mediatore culturale? Uno cioè che spiega alla gente di diverse culture come capirsi? Uno che è capace di smussare diffidenze e incomprensioni?
Se così fosse, ci vorrebbero almeno una specializzazione, un titolo accademico, un’esperienza lunga e comprovata per un ruolo delicatissimo, preziosissimo.
A me pare invece che questo mediatore culturale assomigli ai conciliatori, quelli che ci si inventa per mettere d’accordo i litiganti dando, a pagamento, un colpo al cerchio e un colpo alla botte.
Se poi, però, a fare il “mediatore culturale” prendono uno che, in Occidente almeno, pensa e afferma che durante una violenza le donne godono, allora forse si cercava non un mediatore ma un mezzano culturale.
Ne deriva che averne ideato la figura è una forma di prostituzione intellettuale.