di LUCIANO PIGNATARO
L’Aglianico del Taburno, stretto tra il suo omonimo del Vulture e il Taurasi, stenta talvolta a trovare riconoscimenti. Eppure il 2003 di Ocone, chiamato proprio come l’eroe omerico, è un grande rosso.
Diomede di Ocone nasce negli anni ’90 ma conserva la linea tradizionale, mai spinta o concentrata, che ha sempre caratterizzato questa storica azienda nata ormai quasi cento anni fa.
Anno dopo anno è diventata uno dei punti di riferimento dell’Aglianico del Taburno, l’areale che circonda il comune di Benevento e che prende il nome dal massiccio separato dalla valle caudina dal Terminio Irpinio.
Vista da lontano, insomma, si farebbe fatica a tenere separati i due territori, anche perché entrambi sono accomunati dall’attività del Vesuvio. Quello che cambia è il microclima: l’Irpinia del Taurasi una sorta di conca che parte dai 300 metri per arrivare anche ai 600, il clima è più umido e freddo. Il Taburno ha le stesse escursioni termiche ma i valori medi della temperatura sono più alti.
Il risultato si vede nel vino, l’Aglianico conserva sicuramente tanta acidità, ma in genere è pronto prima ed ha un carico fruttato più netto e caratterizzante.
Si tratta ovviamente di generalizzazioni perché come sappiano è poi lo stile della vinificazione a determinare il risultato finale.
Nel caso dell’azienda di Ponte, siamo a dodici chilometri da Benevento, la fermentazione viene fatta in tini di legno, si passa poi alle vasche di acciaio e infine un anno e mezzo in barrique. Il risultato è un vino elegante, non concentrato, nel quale i sentori di frutta sono molto ben assemblati a lievi accenni balsamici e di tostatura.
Proprio di recente abbiamo provato la 2003, annata come ricorderete calda, torrida, tropicale, ma che per l’Aglianico ben lavorato si sta rivelando una sorpresa anno dopo anno. Anche in questo caso la materia non ha cenni di stanchezza, il vino, non filtrato, si presenta complessivamente integro anche se al fondo lascia qualche residuo.
Al palato è fresco, tonico, con i tannini ficcanti ma non secchi, il finale è lungo e preciso. Un grande rosso, insomma, che abbiamo goduto sulla cucina di Vitantonio Lombardo alla Locanda Severino di Caggiano.
L’Aglianico del Taburno fatica a farsi strada mediatica, stretto fra il Taurasi e quello del vicino Vulture, ma noi siamo convinti che se i produttori ci crederanno senza cercare inutili scorciatoie, i risultati saranno più che soddisfacenti.
Ocone,
via Monte 56, località La Madonnella, Ponte (BV)
www.oconevini.it
Bottiglie prodotte: 250.000
Ettari: 36.
Enologo: Carmelo Ferrara.
Vitigni: falanghina, coda di volpe, greco, fiano, aglianico, piedirosso.
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