Se n’è andato nella notte, a soli 65 anni.
Non solo per il suo talento e la sua personalità, ma anche per la sua competenze in materia di libera professione, era il punto di riferimento di tutti i colleghi, fotografi e non. Da sempre presidente del gruppo di specializzazione dei giornalisti dell’informazione visiva all’interno dell’ALG, fino all’ultimo ha continuato a denunciare le drammatiche condizioni in cui versa ormai l’intera categoria.
Le nostre interminabili telefonate, durante le quali discettavamo di freelance, sindacato, vertenze, crisi dell’editoria, marchette, deontologia era un classico dell’ora di cena, quando ogni tanto il suo pacato vocione si affacciava dall’altra parte della cornetta. Era un parlatore, Amedeo. Ma sapeva quello che diceva. Spessissimo eravamo d’accordo, anche se poi alla fine ci dividevamo: io inflessibilmente critico verso la Federazione, lui critico ma fedele fino in fondo all’Fnsi.
Non lo sentivo da alcuni mesi e, come accade sempre, solo ora mi ricordo quante volte ho detto a me stesso: “Devo chiamare Amedeo”.
Ora è troppo tardi per farlo.
Per la categoria, la sua perdita è incolmabile. Così come lo è per gli amici e per chi lo stimava.
So long.