Mentre con sollievo generale, quando non giubilo, il meteo annuncia l’arrivo del ciclone Poppea (il nome da commedia sexy anni ’70 mi fa impazzire: ma chi è che battezza gli eventi atmosferici?) e un drastico calo delle temperature, riparte la pietosa sarabanda dei consigli su come difendersi dalla sbalzo termico, nemmeno che si passasse dalla Dancalia al Polo Sud nell’arco di mezza giornata.
Leggo quindi che si suggerisce (scoperta copernicana!) un abbigliamento “a cipolla”, che però, secondo l’esperto, in versione minimalista si riduce a portarsi dietro qualcosa da mettersi addosso quando raffresca. E’ un genio, non c’è dubbio.
Ma siccome pur tanta saggezza non basta, ecco che entra in gioco l’alimentazione. Pensavate, col fresco, di poter tornare ai sani salami, alcolici, trofie e bistecche? Eh, no. L’esperto non transige e avvisa che per evitare di ammalarsi (?) occorrono alimentazione leggera, esercizio fisico e rispetto delle norme igieniche, tipo lavarsi le mani, evitare luoghi affollati (?) e poco aerati ed evitare cambiamenti troppo traumatici.
Traduzione: siccome si doveva mangiare leggero, lavarsi, fare ginnastica e non stare pigiati anche quando c’era caldo, in pratica non cambia nulla. Quanto ai cambiamenti traumatici, se il termometro passa da 40° a 25° basta accendere a palla il termosifone, così il caldo resta uguale e l’organismo non avverte sbalzi.
Amen.