E’ uscitoRaistereonotte – Il Libro” dedicato all’epopea della trasmissione che tra il 1982 e il 1994 ha mutato gli orizzonti della radiofonia italiana e non solo. Non volevo parlarne, invece eccomi qui.

 

Avevo più di un buon motivo, e pure qualche rimpianto, per stare alla larga dal libro su Raistereonotte. Ma ovviamente non ne ho approfittato.

Potrei dire allora che la lettura ha riacceso ricordi appannati e alimentato la nostalgia, proverbialmente canaglia. Ma non sarebbe vero nemmeno questo perchè, anzi, non ho nostalgie e conservo un ricordo molto lucido e vivido, perfino troppo, dell’epopea radiofonica – mia personale e non – fiorita tra il 1975 e il 1994. Epopea di cui Raistereonotte fu apogeo e sublimazione.

A sommo studio avevo perfino rinunciato, sentendomi in qualche modo parte in causa, a rispondere all’appello lanciato mesi fa sui social dall’ex conduttore e curatore del libro, Giampiero Vigorito, che chiedeva un contributo agli ascoltatori. Appello coronato da successo, direi, a giudicare dalla quantità e dalla qualità di quelli pubblicati nel volume, appena uscito e già esaurito, ma in ristampa (Iacobelli Editore, 320 pagine, 20 euro) e ovviamente entrato subito in mio possesso.

Appunto.

Il fatto è che è difficile restare terzi verso qualcosa, soprattutto quando da un lato sai di esserci tenuto per onestà intellettuale e dovere professionale, mentre dall’altro sono troppi i motivi personali che te lo impediscono. Ad esempio essere stato, del programma, un po’ troppe cose insieme: ascoltatore, conduttore mancato, collega dei conduttori e amico di qualcuno di loro.

Dunque eccomi qui.

Diciamo subito che “Raistereonotte – Il Libro” è agile, godibile, anche divertente nei racconti e nell’apparato fotografico. Inevitabilmente velato di malinconia, ma mai melenso. Impresa ardua, visto che consiste in una raccolta di scritti vergati per l’occasione da una ventina di protagonisti di quella stagione. E restituisce bene, senza troppa retorica, le atmosfere di chi ha conosciuto la magia delle trasmissioni notturne vissute di qua dal microfono, i silenzi, la solitudine, le luci smorzate, l’eco delle tue parole in cuffia, il ronzio delle apparecchiature, l’eco ovattata delle stanze insonorizzate, i lunghi tormenti della scaletta da mettere a punto, le strade deserte quando uscivi dagli studi a tarda ora (era un’Italia in cui la notte era ancora notte per davvero: locali chiusi, nessuno in giro, tv col monoscopio dalle 24 in poi, viali punteggiati di lucciole solitarie e qualche auto ogni tanto), il macigno della borsa dei vinili stretta in pugno (certo, perchè i dischi erano i tuoi, di chi altro potevano essere, era la tua trasmissione quella che avevi appena condotto). Poi c’era l’adrenalina di sapere che, all’ora x, la gente accendeva la radio per te e per ascoltare proprio te. Al punto che poi, in giro per la città (e massimamente nei negozi di dischi), qualcuno ti riconosceva dalla voce. Privilegio di cui ho goduto anch’io e che, lo ammetto, procurava la più alta gratificazione.

Il libro parla di questo, ovviamente. Ma non solo. Racconta di retroscena e di storie private di quei protagonisti senza volto, del rapporto con la musica e dei rapporti tra loro. Un po’ del cameratismo, qualche rivalità, lo stupore di ritrovarsi da una nicchia alla ribalta. Sono rimasto sbigottito quando, nella sezione “For absent friends” ho realizzato che, su una trentina di dj, ben otto non sono più tra noi. Non li avevo mai contati, lo riconosco. Mi ero fermato a Ernesto de Pascale, ormai quasi dieci anni fa.

Ecco, Ernesto. Depa, per gli amici. Il mio più immediato trait d’union con Raistereonotte.

Era stato il Depa, nell’estate del 1980, a chiedermi di alternarmi con lui e Stefano Loria nella trasmissione rock che occupava il palinsesto notturno di Radio Luna Firenze. Eravamo insieme alla radio il 4 ottobre 1980 a presentare in anteprima italiana (giurava lui) “The River“, arrivato apposta per noi col DHL dagli Usa. Facemmo insieme la diretta all night long per la morte di John Lennon, l’8 dicembre dello stesso anno. Fu lui la notte del 2 agosto 1981 a ospitare me e un amico, diretti a San Francisco e rimasti invischiati al JFK di New York dal famoso sciopero dei controllori di volo, sul pavimento dell’appartamento del Village che all’epoca condivideva col compare Greg. Una nottata insonne ma perfetta, se dopo qualche pinta di Michelob ci fosse stata la radio da ascoltare, anzichè gli schiamazzi degli ubriachi per strada. E qualche mese dopo mi accennò dell’opportunità di andare insieme a Roma per un programma che la Rai stava mettendo in piedi. Tutto mi parve però un po’ fumoso e rinunciai. Ecco spiegati i rimpianti a cui alludevo sopra e, ancora oggi, la difficoltà di essere terzo verso Raistereonotte.

Perdonate la parentesi personale.

Si diceva del libro. E dell’importanza epocale di quella trasmissione che, attingendo al meglio del sottobosco radiofonico e diffondendolo su larga scala, segnò il definitivo ingresso della radio notturna nell’immaginario collettivo dell’Italia contemporanea.

Se qualcuno cerca quelle atmosfere e anche un briciolo di gioventù perduta, ha insomma trovato la lettura giusta. Ma anche se cerca una cronaca, una testimonianza. O se, da addetto ai lavori, cerca un documento, una fonte su una stagione che, dopo essersi chiusa radiofonicamente, sta per chiudersi anche discograficamente e anagraficamente.

Ahinoi.