Il tempo vola, le coincidenze pure. E tutto si rincorre creando vortici, intrecci, eterni ritorni.
Nove anni fa, con un manipolo di coraggiosi, affrontammo in quattro tappe a piedi, tra gag indimenticabili, i cento km che separano Forlimpopoli da Firenze per celebrare il centenario della morte di Pellegrino Artusi, il padre della cucina italiana contemporanea. O se vogliamo il suo codificatore. Insomma di colui che, con le millanta edizioni del suo “L’arte di mangiar bene in cucina“, ha insegnato a bisnonne, nonne, zie, mamme, sorelle e mogli e anche a parecchi maschi a cucinare.
Per capire cosa successe e come andò in quei giorni memorabili che il 30 marzo del 2011 ci condussero dalla casa natale del famoso buongustaio al cimitero fiorentino delle Porte Sante, dove è sepolto, andate a vedere qui, sul blog dedicato che racconta l’avventura (e tutte quelle venute dopo).
Il 4 agosto del 1820, che poi sarebbe domani ma due secoli fa, l’Artusi nasceva.
E da tempo noi fondatori ci eravamo messi in moto per fare, celebrativamente, il percorso inverso: dalla Porte Sante di Firenze a Forlimpopoli.
Era tutto deciso, in barba al caldo cane che certamente avremmo dovuto affrontare.
Poi il Covid 19 ci ha messo lo zampino, costringendoci a mandare a monte la complessa organizzazione.
E allora, in attesa di mettere in atto il proposito nel 2021 (in fondo hanno anche spostato le Olimpiadi di Tokyo, che saranno comunque marchiate 2020), domani alle 10 chi dei reduci può (ma può unirsi chiunque) si ritroverà davanti alla tomba monumentale di Pellegrino per marciare simbolicamente, tra soste gastronomiche e beverecce (grazie Ruffino per aver messo a disposizione le bottiglie), fino a Piazza d’Azeglio, dove sulla facciata della villetta in cui l’Artusi abitò e sperimentò tutte le sue ricette, alle 12.30 il Comune di Firenze scoprità una targa.
Potevano i “pellegrini di Pellegrino” mancare all’appuntamento?
No.
E infatti non mancherò. Costi quel che costi.
Kyle ci accompagnerà dall’alto.