Ovunque si parla ancora, ovviamente, del covid e delle sue conseguenze in ogni settore, a cominciare dal commercio e dal turismo.
Abbondano in merito le macro e micro considerazioni, nelle quali non mi addentro.
Per ragioni professionali ho effettuato tuttavia un piccolo ma approfondito sondaggio in un’area-campione che ritengo altamente rappresentativa della media.
Non ho riscontrato né ottimismo, né pessimismo, solo una diffusa sensazione di totale incertezza e perciò l’istinto, comprensibile, a prendere al volo ciò che passa, perché potrebbe non ripassare.
In pratica, non solo nessuno fa previsioni su cosa accadrà, ma si limita rigorosamente al presente.
Contribuiscono appena a un leggero alleggerimento della pressione la stagione estiva e il riflesso condizionato delle vacanze, finché durano.
Un tizio mi ha fatto un esempio calzante.
È come se il terremoto ci fosse già stato, ma da settimane continuassero le scosse di assestamento, ha detto. Tutto scricchiola, qualcosa di già compromesso collassa. Si vive senza angoscia e senza farsi domande, ma come sospesi tra una scossa e l’altra. Il domani non si pone.
