Ho esitato a lungo prima di scrivere questo post, temendo che il mio dichiarato interismo potesse fungere da leva per confutare quanto sto per dire sul Milan in merito a quanto accaduto dopo la partita con lo Spezia.
Invece, attenzione: scrivo Milan, e non BBilan come faccio di solito, proprio perchè stavolta il discorso non c’entra con le appartenenze.
Nell’episodio, già grottesco in sé, le cose più patetiche sono due: il tentativo di allenatore e giocatori di spacciarlo per qualcosa di diverso da ciò che era e il parallelo tentativo dei commentatori, più o meno di parte, di fare la stessa cosa. Lo scopo era il medesimo: salvare l’insalvabile faccia del sistema.
Perchè, qualunque siano stati il tenore e gli argomenti, c’è un solo modo per definire quella scena: una catechizzazione. Una predica a senso unico a cui la squadra campione d’Italia, il suo tecnico e i suoi giocatori, superprofessionisti superpagati, si sono piegati, sorbendo muti e annuenti, alla fine perfino applaudenti, la reprimenda dei boss ultras, nel nome non si capisce di quale diritto-dovere, buon senso, ruoli, logica. Una lavata di capo, una reprimenda, un’arringa unidirezionale della quale del resto, con un certo imbarazzo, uno straniero come Kjaer, quindi meno sottile e avvezzo alle circonlocuzioni italiche, ha candidamente ammesso, pur tentando di giustificarla, di aver capito poco.
Leggo che ora si muove la procura federale, ma è un’ammuina, perchè sarà difficile trovare gli indizi dell’illecito: si è trattato infatti di un forse lecito, ma gravissimo testacoda di ruoli. In cui la società Milan ha subito, o ha accettato di subire, abdicando alle proprie legittime funzioni, la prevaricazione di un potere che non dovrebbe essere tale, quello del tifo.
Un precedente di gravità inaudita: se già sarebbe stata sgradevola le “trattativa” diretta, insomma il dialogo tra squadra e curva, lo shampoo subito da Pioli e co. è stato surreale.
Un segnale pessimo e un sintomo di debolezza. Anche se alla fine davvero la resis degli ultras si fosse limitata all’”incoraggiamento” di cui si va cianciando.
Chi ha dato l’ordine? E’ una libertà che si sono presi squadra e allenatore? Se fossi un dirigente, ne chiederei conto e farei fuoco e fiamme. E’ arrivato il permesso della dirigenza? Peggio.
Ora non resta che attendere le emulazioni.