Mi sono a volte dilungato, non di rado pateticamente, lo ammetto, a descrivere l’intreccio di suoni complessi, ovattati e variegati che accompagnano la notte di un insonne.

Quando poi capita che, cogliendoti vigile, quella notte si trasmuti in aurora e quindi in alba, col buio che piano piano si fa chiarore pallidissimo e dopo si dirada per fare posto alla luce di un sole pur ancora lontano dall’orizzonte, ti accorgi con sorpresa che quei suoni di un intorno ancora deserto permangono. Appena arricchiti – forse – dal cinguettio un po’ stridulo, ma comunque allegro, degli uccellini al risveglio.

Allora rifletti. E la tua veglia, prima solo inquieta, si fa pensosa.

Quando infine scopri che anche le enigmatiche sonorità dell’alba sono il frutto dell’acufene e, di colpo, ti torna la voglia di andare a dormire.