Come noto sono nemico acerrimo del politicamente corretto in tutte le sue variegate accezioni. Ma resto convinto che, senza esagerare in senso opposto, in certi contesti un po’ di contegno vada sempre mantenuto. Ad esempio in occasioni pubbliche, sui media o comunque se si rivestono ruoli di responsabilità e di rappresentanza altrui.
Tanto premesso, leggo prima sui social e poi sulla grande stampa dell’ondata di indignazione suscitata da due telecronisti Rai che, credendosi fuori onda, si sarebbero (l’audio pare che non si trovi) lasciati andare a qualche battuta poco ortodossa nei confronti di tuffatrici olandesi e non e dei tuffatori cinesi.
Diciamo una caduta di stile piuttosto frequente a tutte le latitudini, ma non per questo nè piacevole nè onorevole.
Da ciò che comprendo, però, l’isterismo conformista non si sarebbe sollevato per via delle sole battute “sessiste” ai danni delle ragazze, su cui comunque già ci sarebbe da discutere, ma perchè si sarebbe ironizzato sul più  banale, risaputo, inoffensivo e oltretutto veritiero limite di pronuncia dei cittadini dell’ex Celeste Impero: “i cinesi non dicono Riccardo ma Liccaldo”.
Roba che da secoli riempie libri di freddure e barzellette.
Eppure, vedo titoli che accostano quest’innocente gag a “commenti razzisti”.
Ma per favore, abbiamo perso il capo?
La cosa davvero grave mi sembra questa.