Mentre all’imbrunire rientro a casa sul solito sterrato, intravedo in lontananza uno sfrigolare di luci rosse. Non faccio in tempo a capire di che si tratta e mi trovo davanti un enorme suv nero, marca Porsche, targa tedesca. Fermo.

Anzi no, non fermo. Ma quasi: procede infatti a 8 (otto) chilometri all’ora. E a ogni minuscolo sasso che incontra, frena come se stesse per investire un mammuth.

Forse si è perso, o sta consultando il navigatore, penso. Quindi mi metto pazientemente dietro in attesa di strada, mentre il leviatano motorizzato sbuffa e mi acceca ad ogni metro con quel gioco di luci posteriori da luna park.

Solo che il tizio alla guida sembra non essersi accorto della mia presenza.

Passano i minuti.

Do un educato colpetto di fari, ma lui nisba. Comincio a innervosirmi, sfaretto di nuovo. Nulla. Passano altri minuti. Suono il clacson. Niente.

Nuovo colpo di clacson, stavolta più deciso. Nel frattempo abbiamo superato alcune piazzole dove il demente avrebbe potuto facilmente accostare, facendomi passare. Cosa che non è accaduta, si capisce.

Quando lo investo con una sfarettata inequivocabile, lui dà una sgassata clamorosa e quasi intimidatoria, fa pattinare le ruote, guadagna una ventina di metri e riprende il passo da moviola.

Approfittando di uno slargo, lo affianco e lo supero.

Fatto qualche km mi fermo e lo aspetto. Ma è inutile. Dopo quindici minuti non era ancora passato.

Probabilmente si è addormentato al volante.