Il 25 novembre 1970 moriva, compiendo seppuku, Yukio Mishima: “Quando la lama squarciò le sue carni, il disco infuocato del sol levante esplose sotto le sue palpebre” (la chiusa di “Cavalli in fuga“).
PROCLAMA
Yukio Mishima
Letto dallo scrittore il 25 novembre 1970, pochi istanti prima del seppuku – taglio del ventre- rituale.
La nostra Tate-no Kai si è sviluppata grazie al Jieitai (Forze di autodifesa) ; così possiamo ben dire, il Jieitai è nostro padre e fratello maggiore.
Perchè mai corrispondiamo a tale debito di gratitudine con una azione tanto ingrata?
Guardando al passato abbiamo ricevuto nelle Forze di Autodifesa, io per quattro anni, gli altri membri per tre anni, un trattamento quasi come soldati del Jieitai, e un addestramento completamente disinteressato.
Noi amiamo sinceramente il Jieitai, perchè lì abbiamo imparato a sognare il “vero” Giappone al di fuori delle caserme militari, e proprio lì, abbiamo conosciuto lacrime virili che non avevamo potuto conoscere nel nostro Paese del dopoguerra.
Abbiamo versato quì sudore genuino; abbiamo corso insieme ai camerati per le vallate del monte Fuji, accomunati dallo stesso amore per la Patria Di questo non abbiamo il minimo dubbio.
Per noi il Jieitai è stato la Patria, l’unico luogo in questo Giappone attuale indifferente a tutto, in cui si poteva respirare un’aria di intenso ardimento.
E’ immenso l’affetto che abbiamo ricevuto dagli istruttori
Perchè dunque, nonostante ciò, siamo arrivati al punto di intraprendere una simile impresa? Può sembrare una scusa forzata, ma affermo che ciò avvenne per amore del Jieitai.
Abbiamo visto come il Giappone del dopoguerra per seguire l’infatuazione della prosperità economica, abbia dimenticato i grandi fondamenti della nazione; lo abbiamo visto perdere lo spirito nazionale e correre verso il futuro, senza correggere il presente; lo abbiamo visto piombare nell’ipocrisia e precipitare nel vuoto spirituale.
Abbiamo assistito stringendo i denti, al gioco della politica interna a dissimulare le contraddizioni, mentre sprofondava nell’ipocrisia e nella bramosia di potere.
Abbiamo assistito alla difesa dei particolarismi e degli interessi personali.
Abbiamo visto affidare a Paesi stranieri i piani riguardanti i prossimi cento anni della Nazione; abbiamo visto l’umiliazione della disfatta nascosta per non essere cancellata, e gli stessi nostri connazionali profanare la storia e le tradizioni del Giappone.
Abbiamo sognato di vedere i veri Giapponesi e lo spirito dei veri samurai sopravvivere nel Jieitai.
Tuttavia è chiaro che secondo la legge il Jieitai è incostituzionale e che la difesa, problema fondamentale per un paese, è stata dimenticata con opportunistiche interpretazioni legali.
Proprio in questa circostanza, perchè c’è un’esercito che non porta questo nome, è da ricercare la causa fondamentale della degenerazione morale e del decadimento spirituale dei giapponesi.
L’esercito che dovrebbe tenere in gran conto l’onore è stato oggetto di un inganno quanto mai malvagio.
Il Jieitai ha continuato a portare il disonore della Nazione dopo la sconfitta. Non è stato riconosciuto come esercito nazionale, nè come nucleo su cui costruire un corpo armato; è diventato una specie di abnorme forza di polizia. Non gli è stato neppure chiaramente indicato a chi dichiarare fedeltà.
Siamo furibondi per il troppo lungo sonno del Giappone del dopoguerra.
Abbiamo creduto che il risveglio del Jieitai corrispondesse al momento del risveglio del Giappone!
Ci siamo convinti che il Giappone dormiente si sveglierà solo quando il Jieitai si sveglierà.
Siamo assolutamente certi che dobbiamo adoperarci al massimo, pur nei limiti delle nostre umili energie, come cittadini di questa Nazione, per far sì che un giorno, con un emendamento alla Costituzione, il Jieitai assurga al suo significato originale di nucleo su cui costruire un esercito, e poi diventi un autentico esercito nazionale.
Quattro anni fa, entrai come volontario nello Jieitai, avendo ben chiaro questo proposito. L’anno dopo, fondai la Tate-no Kai.
Alla base di questa Associazione sta la risoluzione di sacrificare la vita, per far destare il Jieitai, per farlo diventare un esercito nazionale, un esercito con una propria dignità.
Se un emendamento alla Costituzione in tal senso è ormai impossibile, la sola e unica possibilità è un’azione che mobiliti l’ordine pubblico.
Noi intendiamo offrire la vita per diventare l’avanguardia di questa mobilitazione, ci proponiamo di diventare una piccola pietra su cui fondare l’esercito nazionale.
L’esercito protegge la Nazione, la polizia difende la struttura politica.
Quando giunge il momento in cui le forze di polizia non riescono più a difendere la struttura politica, la Nazione si sente protetta grazie all’azione delle forze armate e queste riacquistano il loro valore originario.
Tale principio fondamentale, consiste esclusivamente nel “difendere la storia, la cultura e le tradizioni del Giappone fondate sull’Imperatore”.
Noi, pur essendo pochi, ci siamo addestrati e ci siamo offerti volontari per rettificare i principi fondamentali della Nazione che sono stati travisati e distorti.
Cosa è accaduto il 21 ottobre dell 44° anno dell’era Showa (1969)?
Una dimostrazione, l’ultima prima del viaggio in America del Primo Ministro, è stata soffocata dalle forze schiacciati della polizia.
Ne fui testimone nel quartiere di Shinjuju (tockio) e provai un profondo rammarico.
In quell’occasione ho capito che in questo modo non era possibile far cambiare la Costituzione.
Che cosa è successo quel giorno? Il governo si rese chiaramente conto dei limiti delle forze di estrema sinistra, dalla reazione del popolo nei confronti dell’intervento della polizia, non dissimile a un coprifuoco, trasse la sicurezza di poter riuscire a tenere sottocontrollo la situazione, anche senza dover arrivare alla spinosa questione dell’emendamento alla Costituzione.
L’azione dell’esercito per ristabilire l’ordine pubblico divenne inutile. Il governo, per il mantenimento delle proprie strutture politiche, ha avuto la certezza che le forze di polizia erano assolutamente sufficienti.
E queste non erano in conflitto con la Costituzione. Così il governo può continuare a fingere di ignorare il problema fondamentale del Paese!
Il governo è riuscito a placare le forze di sinistra con la favola della difesa della Costituzione, ha rafforzato la sua politica che preferisce i vantaggi concreti all’onore, e si è proclamato difensore della Costituzione.
Non corasi della forma, dell’onore, preferire i vantaggi, per i politici può anche andar bene. Ma questi stessi politicanti non si sono accorti che per il Jieitai quell’episodio è stato una ferita mortale.
Ed ecco, ancora più di prima, ipocrisia ed inganni, false promesse e sotterfugi.
Questo giorno resti impresso nella vostra memoria! Il 21 ottobre del 44° anno dell’era Showa è stato per il Jieitai il giorno della tragedia.
E’ giorno il giorno in cui questa organizzazione, che da vent’anni, sin dalla sua fondazione, attendeva ansiosamente un emendamento alla Costituzione, ha visto tradire in maniera definitiva ogni sua speranza.
In quel giorno l’emendamento alla Costituzione è stato escluso dal programma politico.
In quel giorno il Jiminto (Partito Liberale Democratico) ed il Kyosanto (Partito Comunista), che insistono sull’importanza della politica parlamentare, hanno spazzato via ogni possibilità di ricorrere a metodi non parlamentari.
Così, come conseguenza logica, il Jieitai, che fino ad allora era considerato un figlio illegittimo della Costituzione, da quel giorno fu riconosciuto come “Esercito di Protezione della Costituzione”.
Può esistere un paradosso più grande di questo?
Da quel giorno noi abbiamo cominciato ad osservare attentamente il Jieitai.
Se nel Jieitai, come avevamo sognato, sopravviveva lo spirito del samurai, come potevano i suoi membri tollerare questa situazione?
Se siete uomini la vostra, fierezza virile, come può permettere tutto questo?
Quando, continuando a sopportare, si oltrepassa anche l’ultima linea, che si dovrebbe difendere, è da uomo, da samurai, ribellarsi assolutamente.
Noi, trepidamente siamo rimasti in ascolto. Ma nel Jieitai, non si è levata nessuna voce virile contro l’ordine vergognoso che dice:” Difendete la Costituzione che vi rinnega”!
In questa circostanza, consapevoli delle vostre forze, sapendo che non esiste altra strada che quella di correggere la logica distorta della Nazione, voi del Jieitai siete rimasti in silenzio, come un canarino senza voce.
Abbiamo provato dolore, sdegno e disperazione.
Voi dite che non potete fare niente senza ordine. Ma, ahimè, i compiti che vi sono stati assegnati, non provengono dal Giappone.
Si dice che il controllo civile sia la principale caratteristica di un esercito democratico. Ma in Inghilterra e in America, il controllo civile riguarda solo l’amministrazione finanziaria dell’esercito.
Non consiste, come in Giappone, nell’essere soggiogati e maneggiati dai politici, che mutano col mutare delle stagioni, e nell’essere strumentalizzati da interessi di partito.
Il Jieitai si è lasciato sedurre dalle lusinghe dei politici e percorre un sentiero che lo conduce all’autoinganno e all’autodissacrazione più profonda. Si è forse corrotto il suo spirito? Dov’è finito lo spirito dei samurai!? Il Jieitai è diventato un enorme arsenale privo di anima.
Dove vuole andare?
In un negoziato riguardante il settore tessile, alcuni imprenditori non hanno esitato a chiamare “traditore” il Partito Liberale Democratico (Jiminto), ma nel Jieitai nessun generale si è suicidato tagliandosi il ventre, per protesta, quando è risultato chiaro che il Trattato di Antiproliferazione Nucleare, che concerne i piani a lunga scadenza della nostra politica nazionale, era in pratica identico al Trattato ineguale del 5-5-3. (3)
E della restituzione di Okinawa che ne dite?
E della responsabilità della difesa del territorio nazionale?
E’ evidente che l’America non desideri che un esercito giapponese veramente autonomo difenda il territorio del nostro paese.
Se il Jieitai non riacquisterà la propria autonomia entro due anni, rimarrà per sempre, come afferma la sinistra, mercenario dell’America.
Abbiamo aspettato quattro anni. L’ultimo anno con ansia. Ora non possiamo più aspettare!
Non possiamo più aspettare qualcuno che continua a rinnegare se stesso.
Tuttavia aspetterò ancora trenta minuti. gli ultimi trenta minuti!
Insorgeremo insieme e moriremo insieme per la giusta causa.
Dobbiamo morire per restituire al Giappone il suo vero volto!
E’ bene avere così cara la vita da lasciare morire lo spirito?
Che esercito è mai questo che non ha valori più nobili della vita?
Ora testimonieremo l’esistenza di un valore superiore all’attaccamento alla vita.
Questo valore non è la libertà! Non è la democrazia!
E’ il Giappone! E’ il Giappone, il Paese della storia e delle tradizioni che amiamo.
Non c’è nessuno tra voi che desideri morire per sbattere il proprio corpo contro quella Costituzione che ha evirato il Giappone?
Se c’è, che sorga e muoia con noi!
Abbiamo intrapreso questa azione spinti dall’ardente desiderio che voi, che avete uno spirito puro, possiate tornare ad essere veri uomini, veri samurai!