Giorno triste: in un sol colpo scompaiono non tanto, come banalmente già si legge, due simboli degli anni ’70, ma più che altro due simboli di un modo che non c’è più di essere italiani. Quell’italianità un po’ ingenua ma solida, un po’ provinciale ma dignitosa che ancora si annida in qualche parte del paese, ma è sempre più ristretta e, quando c’è, dissimulata. Per vergogna o per complesso di inferiorità, perchè oggi bisogna essere europei, anzi globalizzati, connessi, multitutto.
L’Italia di Paolo Villaggio, alias Fantozzi, e di Solvi Stubing, alias Birra Peroni, era invece un’Italia identitaria sebbene niente affatto nazionalista, con vizi e virtù ben scolpiti, popolare, piena di desideri e di sogni e però anche concreta, realista, coi piedi per terra. In un certo senso, a dispetto dei tempi, molto tradizionale. Casa, lavoro e qualche apparente trasgressione.
Villaggio, assai amato, lo stanno celebrando tutti, anche troppo forse. Perchè la sua è stata una presenza vivida anche in tempi recenti.
Di Solvi, invece, si erano un po’ perse le tracce. Almeno della Solvi sexy e ammiccante alle cui forme qualunque maschio – alzi la mano chi ha il coraggio di negarlo – nell’odierna fascia di età tra i 75 e i 40, ha dato un’occhiata. O nelle foto pubblicitarie o in quelle, abbondanti, di qualche rivista per soli uomini. Tutta roba innocente, per carità. Ma bastevole a sollevare certi pruriti nei pur formalmente liberati e invece assai arrapati Settanta.
La grande differenza tra i lutti di una volta e questi lutti odierni è che, grazie alla tecnologia, le immagini di chi muore non sono affidate alla memoria o a qualche ritaglio sepolto qua e là, ma a gallerie traboccanti di foto e filmati il cui effetto, inutile negarlo, è di alimentare a turbina le reminiscenze e gli amarcord.
Mi ricordo ad esempio il piccolo shock di quando la Stubing smise di essere la ragazza-Peroni. Fu sostituita da un’altra, bella uguale e forse più giovane, che però non sfondò mai. E, dopo di lei, nessun’altra. Credo perchè, almeno agli occhi dei miei coetanei, il viso e la minigonna della birra erano lei. Non era concepibile avessero una fisionomia diversa. E mi ricordo anche l’apparizione folgorante dell’ispettore Krantz a “Quelli della domenica” (1971, mi pare), che mi faceva scompisciare col suo cammello di pelouche.
Ad ambedue, un pensiero affettuoso come quello che si rende a certe vecchie zie che non ci sono più ma hanno fatto parte della nostra vita.