Nulla, probabilmente, riuscirà a salvare l’agricoltura collinare italiana dalla catastrofe e dall’abbandono prodotti da troppi anni di miopia politica, associativa e imprenditoriale. Ma ora che l’acqua è arrivata alla gola e minaccia indistintamente tutti i comparti, la gente ha finalmente deciso di mettere da parte l’istintiva riservatezza, di rompere il tradizionale isolamento e di uscire allo scoperto. Contro tutti: organizzazioni, regioni, governo, Ue. Prospettive poche, rabbia tanta. L’inedita autorganizzazione degli imprenditori agricoli dovrebbe però far capire a molti che si è giunti al fondo del barile e che la situazione è esplosiva. Con un corollario: il problema agricolo non è più solo economico, ma è diventato sociale e ambientale. Non a caso, alla riunione di ieri sera nel pisano erano presenti sindaci e assessori.

L’ultima riunione è stata ieri notte a Orciano Pisano. Nonostante la concomitanza della partita di Champions League e l’aperta ostilità delle associazioni di categoria, oltre 100 agricoltori si sono incontrati per ascoltare le proposte dei promotori del comitato spontaneo che, partito dalle Crete Senesi, sta facendo ormai proseliti in tutta la regione ed allargandosi all’intero centro Italia, mentre sono già solidi i rapporti con gruppi analoghi nati in Sicilia.
Più che un piano vero e proprio è una sorta di carta di intenti quella che i contadini senesi hanno sottoposto ai colleghi. Non solo lamentele, ma richieste a 360° rivolte al mondo politico e a chi di fatto governa il sistema agricolo nazionale: dal sostegno economico immediato ai settori in crisi talmente profonda (cerealicoltura, olivicoltura, allevamento) da rischiare di soccombere nei prossimi dodici mesi a un pacchetto di controlli più severi e condivisi sui prodotti esteri che, importati “a orologeria”, contribuiscono ad affossare i prezzi delle derrate nazionali, dalla valorizzazione del made in Italy a provvedimenti contro la speculazione dell’industria molitoria. Nonchè notizie certe su cosa accadrà dopo che, nel 2013, cesseranno i sostegni comunitari che, oggi, costituiscono l’unico polmone finanziario per la sopravvivenza delle aziende.
Ma se la rabbia monta e la frustrazione di fronte alla mancanza di una qualsiasi prospettiva futura per ora prevale nell’animo degli agricoltori, qualcosa comincia impercettibilmente a muoversi.
Chi dando segni di nervosismo, chi invece ostentando indifferenza, le grandi organizzazioni agricole preparano la controffensiva a un movimento di protesta trasversale che, partendo dal basso, oltre alla credibilità, potrebbe togliere loro parecchie migliaia di associati. E anche il mondo politico, inizialmente sconcertato e formalmente assente, inizia a interessarsi al fenomeno. Ieri sera a Pisa erano presenti il sindaco di Santa Luce, Federico Pennesi, e l’assessore all’agricoltura del comune di Orciano, Gianluigi Mogre.
Nelle stalle, nei capannoni e nei poderi, intanto, procede la costruzione della macchina autorganizzativa: è annunciata a giorni la costituzione di un comitato formale degli “insorgenti” e il lancio del sito internet destinato ad ospitare le loro tesi e le loro rivendicazioni. Si discute anche del nome da assumere ufficialmente, mentre prospera il dibattito sulle forme di protesta da adottare per sensibilizzare il mondo politico e l’opinione pubblica. Resta per ora ostico, a quanto pare, superare l’ostacolo di una stampa che, indispensabile per dare fiato alle iniziative, più che disinteressata appare completamente digiuna della materia e quindi soggetta al rischio di equivoci e malintesi che potrebbero portare più danni che vantaggi ai rivoltosi.
Ma non è che una mossa nel vasto scacchiere di una partita giocata, per ora, al buio e i cui sviluppi sono al momento imprevedibili. Anche se con il crescere delle adesioni cresce il peso del movimento e aumenta l’estensione dei terreni interessati, che già oggi ammonta ad alcune decine di migliaia di ettari. Tutta terra che in un domani molto vicino potrebbe essere lasciata – o per volontà dei proprietari e per il collasso del sistema agricolo – in abbandono. Con danno di tutti, vantaggio di nessuno e un disastroso crollo d’immagine per quell’Italia “rurale” che da sempre alimenta il turismo, la pubblicità e l’immaginario collettivo.