Pressochè da una vita uso il mio tempo libero come prolungamento di quello non libero. Praticamente, per i tempi supplementari di altre incombenze. Magari non sempre strettamente lavorative, ma diciamo per quegli impegni accessori che annoiano, stancano e assorbono le ore come un’idrovora, senza rilassare nè rasserenare e insomma non hanno nulla del – da me pur più volte decantato – otium oraziano.
Il risultato di tutto questo è pessimo: appena ti compiaci di aver portato a termine, grazie appunto all’utilizzo del tempo libero, qualcosa che attendeva di essere fatta, subito vieni investito dall’ansia che ne hai mille altre da fare, pertanto il detto tempo libero è finito e quindi si ricomincia coll’inseguimento del calendario e dell’orologio.
Immagino che sia così per tutti, o quasi.
Ma ciò non toglie che la sensazione di avere un tempo, più che libero, in libertà vigilata, non sia affatto tranquillizzante.