Si è inaugurata ieri a Firenze la nona fiera delle eccellenze agroalimentari. Con un successo di pubblico e di (ma quanto vera?) stampa che però rischia di stritolare l’evento. O forse è solo una questione di punti di vista.
Puntuale come un agente delle tasse, ieri mattina alle 10 mi sono presentato alla Stazione Leopolda di Firenze per la prima giornata di Taste (qui), quella riservata – come esplicitato da un cartello all’ingresso – agli operatori.
Gran fila al desk dell’accoglienza.
“Accidenti“, penso, e cerco con gli occhi lo sportello per i giornalisti. Breve giro di sguardi e strabilio: la coda è proprio lì. Almeno trenta colleghi pigianti e impazienti, a volte imploranti (ne avrò conosciuti al massimo un paio, però: gli altri chi mai saranno stai? Boh. Primo malizioso pensiero sui cosiddetti giornalisti e sui criteri degli accrediti) all’assalto dell’unica signorina. Unica per tutti: gli estemporanei e quelli che, come me, si erano preaccreditati compilando un puntiglioso modulo on line soggetto ad approvazione dell’ufficio stampa e pieno di imbarazzanti richieste, tipo l’impegno a scrivere articoli e/o la dimostrazione di averli scritti l’anno prima. Mah! A che è servito, mi chiedo, se poi devo rifare la fila? Esasperato dopo mezz’ora senza avanzare di un metro, vado a fare altre commissioni e torno più tardi. Stessa fila, stesso metodo. Ottengo il pass alle 12.08 e entro.
Gran pieno di stand e di gente. Anche troppo. E’ chiaro che la manifestazione funziona e che le aziende accettano anche l’insardinamento pur di essere presenti.
Il dubbio casomai viene domandandosi in che consista il “funzionamento”, se in una giornata come ieri, teoricamente riservata agli addetti ai lavori, alle 12 i padiglioni erano già pieni di gente col trolley a rimorchio (!), bambini aggrappati ai banconi dei dolci, avvinazzati e abbirrati vari, coppiette svagate ad andatura bradipa, gaudenti intenti a passare a sbafo l’ora della pausa pranzo.
Un gran peccato perchè, davvero, il ventaglio di specialità artigianali, prodotti di nicchia (e non, ma buoni lo stesso), piccole chicche era oltremodo interessante. Imperdibile addirittura, per chi ha un interesse professionale, non solo l’opportunità di scambiare due chiacchiere tecniche coi produttori, ma anche di fare confronti tra specialità affini, diverse ricette, diverse aree di provenienza di prodotti analoghi. Insomma la classica miniera, se se ne sa e si può approfittarne.
L’effetto-assalto è però peggiorato con il trascorrere del tempo.
Note positive nel mid-term: il guardaroba gratuito (peccato che, incomprensibilmente, gran parte della trolley people non ne abbia approfittato) e la collaudata formula dei “ring” di un’ora condotti da Davide Paolini su temi di attualità, come quello dedicato ieri pomeriggio all’italian sounding con Farinetti, Toscani, Liberatore, Mueller (il collega del libro sull’extravergine italiano taroccato, ripreso dal NYTimes) e vari presidenti di consorzi dop italiani. Note negative: la perseverata idea cervellotico-mercantile di obbligare chi vuol uscire dalla fiera a passare dallo “shop”, costringendo anche chi ha fretta ed è lì solo per lavorare a inenarrabili giri pesca, e aver collocato i “ring” nello stesso salone del ristorante, dove il frastuono di chiacchiere e stoviglie rende spesso impossibile capire cosa dicano i conferenzianti.
Poi ci sono i Fuori-di-Taste (qui), cioè il circuito degli eventi esterni alla fiera, durante o oltre l’orario della stessa, ma ad essa funzionalmente collegati. Un calendario talmente fitto (e talvolta un po’ pretestuoso) che, causa concomitanze, rende quasi impraticabile la possibilità di seguire anche le sole cose più interessanti.
Altro peccato, perchè certi incontri ravvicinati e più ristretti potrebbero surrogare assai bene agli scambi di opinioni e di notizie resi spesso ardui dal caos della fiera.
Mi sia però concessa qui una notazione autocompiaciuta per l’ottima riuscita, nonostante l’affollamento di appuntamenti del sabato sera, dell’asta benefica di vini pro ricerca sul tumore osseo organizzata ieri sera alla prestigiosa Galleria Pananti da Noi per Voi per il Meyer (qui) e da Firenze Rugby 1931 (qui) in collaborazione con Aset (l’associazione dei giornalisti enogastroagroalimentari toscani di cui sono presidente, info qui): tutti i lotti venduti, tanta gente, bell’incasso e bottiglie di grande prestigio.
Oggi – domenica – giornata clou, che eviterò accuratamente nella probabilità di dover restare in cortile causa calca.
Tornerò in fiera domani, confidando in una maggiore tranquillità, per sentire le opinioni dei partecipanti e tirare le fila.
A rileggerci.