di ANDREA PETRINI
All’edizione 2023 della rassegna ideata dall’indimenticato Andrea Franchetti, una masterclass comparativa di Federico Latteri tra i quattro versanti “vinicoli” del vulcano: ecco com’è andata.
Tra gli appuntamenti più interessanti dell’edizione 2023 de” Le Contrade dell’Etna”, rassegna ideata dall’indimenticato Andrea Franchetti, ci sono state le masterclass tenute dal giornalista e wine writer di “Cronache di Gusto” Federico Latteri. Una di queste è consistita in una sorta di guida virtuale comparativa lungo i versanti del vulcano: dall’Est all’Ovest, fino al più blasonato Nord, che ospita la maggior parte delle cantine.
Da questa full immersion ho imparato molte cose.
La prima è che, se il vulcano è ovviamente il comune denominatore di tutta la denominazione Etna DOC, le 133 Contrade che puntaggiano i suoi fianchi sono un fondamentale fattore di discontinuità, capace di donare al tempo stesso dona diversità e unicità ai vini del territorio.
L’area coperta dalla denominazione, che si estende a semicerchio avvolgendo il cono, è caratterizzata da una grande variabilità di esposizioni (e dunque di intensità e durata dell’esposizione al sole), altitudine, piovosità, ventilazione, escursione termica e tipologia di suolo.
Il versante Nord disponde di una vasta area vitabile o già vitata, con pendenze docili e una spiccata vocazione. Caratterizzato da un clima relativamente più rigido, mitigato in parte dalla protezione assicurata dai rilievi dei Peloritani e dei Nebrodi, è anche quello con il picco di altitudine più basso: 800 m s.l.m.). Notevole l’escursione termica. Vi si coltiva prevalentemente il Nerello Mascalese, ma nell’ultimo decennio vi si è molto diffuso il Carricante, entrambi allevati sia ad alberello che a spalliera.
Tra i 14 vini in assaggio, tutti di ottima qualità, ho preferito il Sicilia Nerello Mascalese Alberelli di Giodo 2019, che non rientra nella DOC in quanto frutto di viti (pre-fillossera) in contrada “Rampante” e “Pietrarizzo”, a circa 950 metri s.l.m.: elegante e misurato, sa di ferro e frutta di rovo, con sensazioni di ebanisteria e di affumicato. Al palato è vibrante ma al tempo stesso cesellato, grazie alla mano dell’enologo Carlo Ferrini, che è anche proprietario dell’azienda.
Il versante Est è invece estremamente ripido, degradante verso il mar Ionio, elemento che lo rende unico condizionandone il paesaggio e il clima: è caratterizzato da maggiore piovosità ma anche da una notevole ventilazione. Quasi assenti in grandi vigneti, a favore di piccoli e medi terrazzamenti allevati ad alberello, che arrivano a sfiorare i 900 metri s.l.m.. È l’unico versante in cui la presenza del Carricante è notevolmente superiore a quella del Nerello Mascalese. Eleganza, freschezza, sapidità, finezza e longevità caratterizzano i vini prodotti qui.
Tra gli 8 vini presenti la mia scelta è andata all’Etna Bianco Superiore “Imbris” 2019 prodotto da I Custodi delle Vigne dell’Etna, che come dice il nome nasce nel clima estremo del comune di Milo, tra i più piovosi d’Italia. Questo bianco, Carricante in purezza della contrada Caselle, è lucente, stratificato in sensazioni agrumate e di macchia mediterranea che ritroviamo anche al sorso, dove volume e sapidità rendono la beva quantomai piavevole.
Il versante Sud-est è caratterizzato dalla presenza di numerosissimi coni eruttivi spenti, che ospitano i vigneti a più alta quota, con una forte influenza del mare che di un eccellente irraggiamento. Molto diffuso l’allevamento ad alberello. Sia il Nerello Mascalese che il Carricante trovano qui condizioni ideali, raggiungendo una maturazione ottimale con grande frequenza e dando vini sono caratterizzati da equilibrio e sapidità.
Il versante Sud-ovest è connotato da una notevolissima escursione termica. Qui le vigne possono raggiungere e superare i 1.000 metri. Meno piovoso di altri territori dell’Etna DOC e battuto da venti più caldi, gode di grande intensità di luce e di una lunga esposizione. Eccellenti le condizioni pedoclimatiche per la coltivazione del Nerello Cappuccio e del Carricante, qui molto diffuso così (come anche il Nerello Mascalese). Ne vengono vini con colori meno scarichi, profumi pungenti e spiccati ed un profilo più rustico, con tannini ben presenti.
Tra i sette vini presentati da Federico Latteri, che ha accorpato i due versanti sud in un’unica masterclass, la mia prima scelta è ricaduta sull’Etna Bianco “A’ Puddara” 2020 prodotto dalla Tenuta di Fessina. Carricante in purezza proveniente da vigne piantate a Biancavilla, versante sud-ovest del vulcano, è un vino solare dai profumi complessi di frutta gialla succosa, agrumi, ginestra e sottofondo minerale, a cui si associa un palato pieno ed appagante ben bilanciato da una più che inebriante dose di freschezza.
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