di ROBERTO GIULIANI.
Il “gastrovago” Roberto si inerpica stavolta su per la valle del Marecchia, lungo la statale 258, fino al comune più meridionale della Romagna. E dice che, anche con le gambe sotto al tavolo, ne vale la pena.
Il caso ha voluto che a distanza di un mese, dopo avervi raccontato dell’Osteria del Sole di Zocca, in terra emiliana, mi sia trovato dall’altro versante, quello romagnolo, in provincia di Rimini, dove ho potuto apprezzare paesaggi mozzafiato, inerpicarmi lungo pericolose stradine di montagna spesso non asfaltate, visitare gioielli come San Leo o lo stesso centro storico di Rimini. Avendo a disposizione tre giornate piene, non ho potuto fare a meno di “sconfinare” a San Marino, purtroppo sempre più devastata da negozi che propongono dozzinali souvenir e locali che certamente non fanno onore ad un comune che, altrimenti, avrebbe un fascino unico. Ma i luoghi più belli li ho trovati proprio in quel lembo di terra conosciuto come Valmarecchia, ovvero la valle dove il fiume Marecchia, che nasce come il Tevere dal Monte Fumaiolo ma dal versante opposto, effettua la sua discesa fino all’Adriatico; zona che comprende piccoli gioielli come San Leo e S.Agata Feltria (che prima appartenevano alla provincia di Pesaro-Urbino).
Siamo nel regno della piadina e del cascione – detto anche cassone o crescione – che non è altro che una piadina ripiegata e chiusa come un calzone, generalmente ripiena di verdure (bieta o spinaci, perché il crescione sta purtroppo in netta diminuzione) o di pomodoro, mozzarella e patate, con le ovvie varianti stagionali e da zona a zona.
Pennabilli, invece, è il comune più a sud della Romagna e si trova nel Parco Naturale Regionale del Sasso Simone e Simoncello, in Alta Valmarecchia.
Ci si arriva facilmente dalla Strada Statale 258 (che poi diventa Regionale) e vale la pena visitarlo, perché qui risiedono numerosi punti di attrazione, come “I Luoghi dell’anima: Orto dei frutti dimenticati di Tonino Guerra”, dove si possono ammirare opere artistiche e antiche varietà di alberi da frutto; Pennabilli è anche uno dei punti di riferimento per il Mercato Nazionale dell’antiquariato (che si svolge a luglio), mentre tra fine maggio e primi giugno ospita il Festival Internazionale dell’Arte di Strada, quest’anno giunto alla XVI edizione. Un altro motivo d’attrazione è il museo Mateureka, dedicato alla storia della Matematica e degli Strumenti di calcolo, che si trova nelle sale del Palazzo comunale.
Questa piccola località romagnola vanta anche la visita nel 1994 di Tenzin Gyatso, il XIV Dalai Lama, per celebrare il 250º anniversario della morte del missionario padre Orazio Olivieri, che nel XVIII secolo partì dalla città dei Malatesta per creare una missione cattolica a Lhasa.
Ma siamo qui per parlare di cose più terrene, sebbene necessarie, non posso fare a meno di segnalare quello che per gli appassionati di cibo e vino è sicuramente il “movente” principale per una visita a Pennabilli: qui, alle porte del paese, si trova Il Piastrino, uno dei migliori ristoranti di tutta la Romagna, nelle salde mani di Riccardo Agostini. In questa casa fatta di pietre ritroviamo una cucina di grande livello che trapela quasi in sordina, segno di una grande mano; assoluta qualità delle materie prime, presentazione pressoché perfetta e di grande misura, senza scenografie esagerate, come si compete per cibi di natura “povera”, dosati e integrati magnificamente. La carta dei vini riserva belle sorprese, anche nel settore dei biodinamici e biologici.
Personalmente ho optato per la Vernaccia di S. Gimignano Carato 2005 di Montenidoli (30 euro), fuori zona certo, ma ho un debole per questo bianco raffinato che non degustavo da un paio d’anni, Elisabetta Fagiuoli – ora anche presidente del Consorzio della Vernaccia – è un personaggio unico come i suoi vini, a mio avviso tutt’ora irraggiungibili.
Non è facile abbinare un vino a piatti differenti e mai assaggiati prima, ma debbo dire che mi è andata decisamente bene.
Con mia moglie Laura ci siamo “divisi” le portate in modo da avere un quadro più ampio della cucina del Piastrino: abbiamo iniziato con una eccellente “Macedonia di finferli, cipollotto e mirtilli con uovo in camicia e crema di ricotta” (13 euro) e “Cappelletti di parmigiano, stinco e porcini” (14 euro), piatto saporito e dagli ingredienti ben dosati; per i secondi abbiamo scelto uno strepitoso “Maialino da latte croccante, centrifuga di carote e lime con pinzimonio d’ortaggi e cumino” (18 euro), piatto di grande equilibrio e incredibilmente leggero con una carne tenerissima, e “Millefoglie di melanzane e mozzarella di bufala e crema di basilico” (14 euro), pregevole la mozzarella e ottima la preparazione del millefoglie. In chiusura un solo dolce (uno di noi ha ceduto alla sazietà, ma non vi rivelo chi), una commovente “Crema bruciata al kirsch con granita di ciliegie” (10 euro). Una bottiglia di acqua e chiusura con due ottimi caffè. Da non trascurare la preparazione di varie tipologie di panini e gli ottimi grissini. Prezzo totale 117 euro, assolutamente corretto. Vale la pena tornare e approfondire…
Ristorante Il Piastrino
via Parco Begni, 5 – Pennabilli (RN)
Tel. 0541 928106
Aperto a pranzo e cena. Giorni di riposo: martedì e mercoledì
Sito: www.piastrino.it
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