di ANDREA PETRINI
Dal 1988 le Cantine Belisario producono questo vino, “faro” del Verdicchio di Matelica Riserva docg. Ecco il nostro report dalla verticale celebrativa dal 2017 al 1994.

 

Considerato dal NYT “un bianco vestito di rosso” il Verdicchio di Matelica è una nicchia di qualità tra le denominazioni marchigiane tutelate dall’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt). Doc dal 1967 e dal 2010 anche Docg con la tipologia Verdicchio di Matelica Riserva, la denominazione si estende su 286 ettari, divisi tra 19 aziende vitivinicole e 8 comuni (Matelica, Esanatoglia, Gagliole, Castelraimondo, Camerino e Pioraco nella provincia di Macerata; Cerreto D’Esi e Fabriano in quella di Ancona), nel cuore dell’Alta Vallesina, la sola vallata marchigiana con disposizione Nord-Sud.

Tra i produttori di Matelica la parte del leone la fa sicuramente Cantine Belisario che producono circa il 75% del vino di tutta la denominazione. Nata nel 1971, è una vivace realtà cooperativa che si estende su oltre 300 ettari vitati, con una cantina da 30.000 hl gestita dall’enologo Roberto Potentini, titolare di collaborazioni con molte cantine marchigiane (come La Monacesca).

Grandi numeri, senza dubbio e soprattutto per le Marche, ma non solo quelli: la cantina, negli anni, ha infatti saputo mantenere negli anni sempre una qualità media importante, rappresentata da quello che per molti è stato un vero e proprio “faro enologico” per la denominazione: il “Cambrugiano”.

Prodotto a partire dal 1988, questo Verdicchio di Matelica è stato il primo della tipologia Riserva. Vinificato solo con uve Verdicchio attraverso criomacerazione, da sempre segue un percorso di maturazione sia in acciaio che in legno di rovere, con successivo affinamento di almeno un altro anno in bottiglia prima di uscire in commercio.

Per celebrare gli oltre trenta anni di produzione (al Cambrugiano è stato anche dedicato un bel libro), è stata organizzata a Matelica una bella verticale guidata da Roberto Potentini e dal presidente Antonio Centocanti: partendo dal 2017, si è risaliti fino al 1994.

 

Ecco le mie note di degustazione:

 

Belisario – Verdicchio di Matelica DOCG Riserva “Cambrugiano” 2017 (100% verdicchio): l’annata calda si fa sentire nei profumi di frutta gialla matura, spezie e cera d’api il cui impatto aromatico è simile alla struttura del vino, di tutto rispetto, ma che al sorso, fortunatamente, non si fa sentire visto che il vino ha una bella scorrevolezza che termina con un impatto di salina persistenza.

Belisario – Verdicchio di Matelica DOCG Riserva “Cambrugiano” 2016 (100% verdicchio): in questa annata, che a livello di bianchi marchigiani ha dato vita a tanti vini emozionanti, il Cambrugiano non poteva non fare la parte del leone visto che è stato premiato con un meritatissimo tre bicchieri dal Gambero Rosso. Il motivo è semplicissimo: questo Verdicchio di Matelica Riserva incanta per complessità grazie a fragranti note di pesca, nespola, cedro, spezie orientali, mandorla, anice e sbuffi di pietra focaia. Bocca di sostanza e qualità visto che la vivace freschezza è in equilibrio con la morbidezza promettendo una più che importante dinamica evolutiva.

Belisario – Verdicchio di Matelica DOCG Riserva “Cambrugiano” 2015 (100% verdicchio): rispetto al precedente, questo Verdicchio risulta più mansueto e lineare grazie ad una florealità che, via via che il Cambrugiano si apre grazie all’ossigenazione nel bicchiere, richiama la ginestra, la camomilla romana e la mimosa. A seguire, sensazioni di fieno appena tagliato e cenni salini. Al sorso si gode certamente, ma fino a centro bocca, poi il vino sembra scemare mancando di una spinta acida che avrebbe fornito lo slancio necessario per una lunga chiusura.

Belisario – Verdicchio di Matelica DOCG Riserva “Cambrugiano” 2014 (100% verdicchio): l’annata fresca e piovosa a Matelica ha fatto sì che questo Cambrugiano si sia evoluto in maniera frettolosa visto che entrano in gioco quelle sensazioni ossidative che fanno virare la componente aromatica del vino verso sentori idrocarburici, di frutta secca e torrone. Gusto coerente, con richiami quasi di sherry.

Belisario – Verdicchio di Matelica DOCG Riserva “Cambrugiano” 2012 (100% verdicchio): anche in questo caso l’evoluzione comincia a farsi sentire ma, rispetto alla 2014, non c’è nessun cenno di evoluzione spinta. Dopo dieci anni dalla vendemmia il vino comincia a virare lo spettro aromatico verso sensazioni di mela cotogna, erbe mediche, miele di castagno, mandorla tostata e sale aromatizzato al rosmarino. Gusto austero, elegante, appagante e pieno di richiami aromatici.

Belisario – Verdicchio di Matelica DOCG Riserva “Cambrugiano” 2008 (100% verdicchio): profumi densi e profondi: pompelmo maturo, anice, nocciola tostata, zenzero, terra, rintocchi salini e balsamici. La struttura articolata mantiene ancora mirabile agilità in   un assaggio coerente dove tensione gustativa e misurata sapidità donano al vino grande carattere svanendo molto ma molto lentamente!

Belisario – Verdicchio di Matelica DOCG Riserva “Cambrugiano” 1995 (100% verdicchio): a sorpresa, arrivano al tavolo due doppie magnum senza etichetta ma con l’annata scritta a pennarello sul tappo. La prima di queste è la 1995, ultima annata dove la vinificazione si è svolta solo acciaio, la quale si presenta in perfetto stile ossidativo con un naso cangiante, odoroso di ruggine, the alla pesca, albicocca disidratata, polvere di caffè, iodio ed erbe mediche. In bocca l’evoluzione spinta fa perdere a questo Verdicchio di Matelica tensione e tenacia gustativa ma, dopo oltre 27 anni, tutto si perdona.

Belisario – Verdicchio di Matelica DOCG Riserva “Cambrugiano” 1994 (100% verdicchio): anche in questo caso il vino viene versato da una doppia magnum abbastanza anonima e, quando ti aspetti un vino relativamente simile al precedente, ecco la sorpresa della giornata. Questo Cambrugiano, anche da punto di vista del colore, sembra essere molto più giovane dei suoi 28 anni di età, donandoti un’evoluzione misurata ma al tempo stesso di eleganza strabiliante. Il naso, almeno inizialmente, ancora sprigiona sentori di sambuco e tiglio, leggermente passiti, poi arriva la frutta, pesca ed albicocca ancora succose e non in confettura. Col passare del tempo il bicchiere comincia a diffondere lampi aromatici di erbe aromatiche, radici, zenzero, caramello salato e cenni di miele di castagno. Ma è al palato che il vino commuove con la sua spiazzante freschezza e la sua prorompente coda sapida che regalano tanto del terroir di Matelica e delle sue potenzialità. Dieci e lode!

 

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