di ANDREA PETRINI
Nel 2005 Lorenzo Fonzone Caccese fondò a Paternopoli (AV) l’azienda continuata oggi da figli e nuore. Mission: fare vini solo da varietà autoctone dell’Irpinia: Aglianico, Fiano, Falanghina e Greco di Tufo. I bianchi li abbiamo assaggiati tutti.
La Campania, specialmente nella zona irpina, è una terra ricca di piccole realtà famigliari che producono vino di assoluta qualità. La famiglia Fonzone, che gestisce circa 30 ettari (di cui circa 20 a vigneto) nelle campagne di Paternopoli (AV), è una di queste.
La loro storia vinicola inizia nel 2005, quando Lorenzo Fonzone Caccese, medico chirurgo, fonda l’azienda per produrre vini di territorio ma con un approccio sostenibile. Oggi i suoi figli e le loro consorti portano avanti quella missione, basata sulla volontà di coltivare esclusivamente varietà autoctone dell’Irpinia: Aglianico (circa 12 ettari), Fiano d’Avellino (2 ettari), Falanghina (3 ettari) e Greco di Tufo (1 ettaro e mezzo).
Nei vigneti non vengono utilizzati diserbanti, la difesa fitopatologica è affidata alla lotta integrata.
I vigneti si estendono su due versanti, beneficiando di diverse esposizioni e di un’altitudine compresa tra 360 e i 430 m/slm. La collina è composta sia di suoli argilloso–calcarei che suoli più sciolti di origine sedimentaria ed è abbracciata dai torrenti Fredane ed Ifalco, garanti di forti escursioni termiche. Data la vicinanza col Vesuvio, il sottosuolo è ricco della polvere vulcanica frutto delle eruzioni avvenute nel corso dei secoli. La tenuta si completa con i vigneti situati a San Potito Ultra, Parolise, Altavilla Irpina e Montefusco, con altitudini che in alcuni casi raggiungono fino ai metri 650 slm.
L’azienda, che è in conversionew biologica biologica, è seguita dall’enologo Luca D’Attoma affiancato da Francesco Moriano.
Attualmente sono in prduzione otto vini monovarietali, i cinque dei quali, bianchi, degustati in occasione di una bella presentazione presso il ristorante stellato romano Pulejo. Non ho ancora degustato, invece, i due vini da Aglianico: un Irpinia Rosato DOC e il Taurasi DOCG Riserva “Scorzagalline”, attualmente in commercio con la 2015.
Eccoli invece il resocnoto degli assaggi.
Falanghina Irpinia DOC “Le Mattine” 2021: prodotto con uve provenienti da un vigneto situato a 380 m s.l.m., in prossimità del torrente Ifalco, il vino si apprezza per la sua duttilità e l’estrema bevibilità grazie ad un impatto aromatico fragrante nelle sensazioni di mela, uva spina, mandorle fresche ed erbe mediterranee a cui segue un lieve abbraccio minerale. Sorso teso, bilanciato, che si distingue per corroborante salinità.
Fiano d’Avellino DOCG 2021: prodotto con uve provenienti da San Potito Ultra, a 500 m s.l.m., si distingue per un impatto olfattivo decisamente didattico per la tipologia grazie ad una dotazione olfattiva che va dalla mela stark, alla salvia, fino ad arrivare ai fiori bianchi e la scorza di limone. Bocca scattante, di piacevole rispondenza e notevole progressione sapida nel finale.
Greco di Tufo DOCG 2021: nasce dai vigneti di Altavilla Irpina e Montefusco che crescono lungo ripidi pendii tra i 650 e i 450 m s.l.m. Mostra un naso impetuoso e graffiante esprimendosi su slanci odorosi di gardenia, erbe mediterranee, mela golden, agrumi e talco. Assaggio caratterizzato dalla classica “prepotenza” del Greco dove il corpo del vino è sostenuto da una spiccata vena acido-sapida. Sfuma in persistenza su serrati toni sapidi e ammandorlati.
Fiano d’Avellino Riserva DOCG “Sequoia” 2020: ottenuto da una selezione di uve fiano provenienti da Parolise, un piccolo borgo di 676 abitanti in prossimità di Avellino che si estende su una collina ad un’altitudine media di 500 s.l.m. Discreto e mai impetuoso, conserva i suoi inconfondibili tratti aromatici di nocciola non tostata, margherite, fiori di camomilla, buccia di mandarino, dragoncello e timo. Al gusto, pienamente equilibrato, svela con autorevolezza le sue doti di acidità e sapidità e per una veemente persistenza agrumata con tratti salmastri.
Greco di Tufo Riserva DOCG “Oikois” 2020: da Altavilla Irpina, dove l’azienda coltiva 1,5 ettari di una vecchia vigna di Greco Antico (clone rarissimo dotato di acino piccolo e succo molto più concentrato) nasce questa Riserva di Greco di Tufo di rara intensità olfattiva che dispensa profumi di frutta esotica ed agrumi, arricchiti da cenni di nespola, fiori di acacia e leggeri spunti di pietra focaia. Trova il suo pregio nella pienezza con cui interessa il palato e nella persistenza, quasi da vino rosso, che si fa largo con prepotenza col passare dei minuti, con un tono minerale che via via si fa sempre più marcato garantendo personalità ad un vino che, a mio giudizio, va aspettato in cantina ancora per tanto prima di fornire il massimo godimento al degustatore più smaliziato.
Pubblicato in contemporanea su