Anche se ad Aprilia, fondata durante il Ventennio, ci fosse stata una torre antica di leopardiano stampo, nel ’44 l’avrebbero buttata giù i bombardamenti tedeschi. Comunque oggi, a svolazzare solitario sui buongustai, anzichè il passero c’è il pacchero.

 

Il confine fra osteria e ristorante è diventato, con il tempo, sempre più labile. Dev’essere questa la ragione per cui Slow Food ha inserito Il Pacchero Solitario nella guida Osterie d’Italia 2017: in effetti, oggi, la differenza che ancora si può notare fra le due tipologie è principalmente nell’arredamento (nelle osterie è più rustico, semplice), poi nella disponibilità di vini, nel modo di presentare i piatti e nella differenza di prezzo (tendenzialmente l’osteria costa un po’ meno).
Certamente Claudio Scaringella, con la moglie Lorena, non ha avuto dubbi nel chiamare “ristorante” il suo Pacchero Solitario, e ha ragione, perché il locale è curato, con un tocco di modernità, arricchito da quadri d’autore che nulla hanno a che vedere con quelli che si trovano in molte osterie, con una carta dei vini più che soddisfacente e un menu di pesce interessante, il tutto a un prezzo assolutamente onesto (dall’antipasto al dolce meno di 50 euro, vini esclusi). A proposito: la scelta di vini è piuttosto ampia, con una buona presenza di etichette laziali. Io ho scelto il Latour a Civitella 2014 di Sergio Mottura, annata fin troppo sottovalutata e che spesso cerco nei ristoranti.
Certo, per andare proprio ad Aprilia devi avere una ragione, non è un rinomato posto di villeggiatura, non è un paese ma una città con ben oltre 70mila abitanti, più di Rieti, Frosinone e Viterbo, ma ha dalla sua di essere a meno di mezz’ora dal Anzio, altrettanto dai Castelli Romani e a meno di un’ora da Roma.
Fu fondata nel 1936 nell’area sud dell’Agro Romano, dopo opportuna bonifica, poiché come nel vicino Agro Pontino, la zona era paludosa e soggetta alla malaria. Si era nel periodo del Fascismo e Aprilia nacque dopo Littoria (l’attuale Latina), Sabaudia e Pontinia, dopo l’esproprio dei terreni alla famiglia Caffarelli, che ne era proprietaria da quasi cinque secoli.
All’inizio era composta da soli quattro grandi fabbricati, su progetto del quartetto chiamato 2PST, ovvero le iniziali degli autori: Concezio Petrucci, Emanuele Filiberto Paolini, Riccardo Silenzi e Mario Tufaroli. Durante la Seconda guerra mondiale, con lo sbarco degli alleati nel gennaio del 1944, le forze armate tedesche decisero di bombardare Aprilia, che venne rasa al suolo, costringendo tutta la popolazione a spostarsi in ambiti più sicuri.
A fine guerra, la gente tornò e, faticosamente, la ricostruì; negli anni a venire la città cambiò progressivamente volto: dapprima l’agricoltura fu determinante, dai pascoli ai vigneti, poi arrivò l’industria, fu istituita la Cassa del Mezzogiorno, si insediarono importanti aziende (come la Simmenthal), insomma divenne poco alla volta uno dei più importanti poli industriali del Lazio.
Ma torniamo a Claudio e al suo ristorante. Abbiamo avuto modo di apprezzare subito la qualità della cucina con l’entrée, un trittico di assaggi composto da gambero rosso marinato, merluzzo al vapore e pantesca, cuscus con crudité di gamberi; dei tre ho preferito il merluzzo, molto equilibrato e con un ottimo accostamento di verdure.
Poco dopo è arrivato l’antipasto, otto piccole ma gustose portate, dall’involtino di pesce spada a beccafico alle cozze gratinate con pecorino, dalla mazzancolla fritta dorata alla polpettina fritta con ricciola, patate e peperoni, per seguire con l’alice fritta con cipolla rossa e lo scampo fritto in pastella su crema di ceci, fino all’involtino di pasta fillo, triglia e scarola. Tutto buono, forse avrei variato di più le cotture, un po’ meno fritture avrebbero dato maggiore freschezza, profumi e dinamicità alle preparazioni.
Davvero gustosi i paccheri con ricciola e melanzane “arraganate”, un piatto giusto sia nella dose che nell’equilibrio dei sapori.
Non ha sfigurato il rombo alla mugnaia con carciofi croccanti, una scelta azzeccata, alla tenerezza del pesce il carciofo forniva un piacevole contrasto “fisico” e i due sapori si fondevano a meraviglia.
I filetti di orata selvaggia al vapore, con zucca confit e mandorle, è uno dei piatti che ho preferito, un accostamento riuscito che ha contribuito ad arricchire il gusto dell’orata senza sovrastarla.
Finita la serie di piatti a base di pesce, non ci siamo fatti sfuggire i dolci; la mia predilezione per il cioccolato mi ha spinto a optare per un pregevole millefoglie di lingue di gatto, crema inglese alla vaniglia del Madagascar e cioccolato “Samana’” della Repubblica Dominicana, pericolosamente buono.
Va detto che il rischio con i dolci è che la dolcezza possa risultare stucchevole, così non è stato. Abbiamo provato anche l’ottimo cheesecake alle ciliegie nel loro sciroppo, una preparazione pur ben presentata.
Il Pacchero Solitario dispone anche di una piccola dispensa di prodotti alimentari interessanti che si possono acquistare, dall’olio al vino, dalla pasta ai formaggi.

 

Il Pacchero Solitario
Via Giuseppe Verdi, 29 Aprilia (LT)
Tel. 06 92062042

 

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