Ricevo l’invito dell’OdG a partecipare, domani alle 12 davanti alla prefettura della mia città, a un “flash mob” per “reagire agli insulti e le minacce di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista”.
Dico subito che non ci andrò.
Non solo per le ragioni esposte ieri in un post molto cliccato sul mio blog (http://www.alta-fedelta.info/il-bordello-del-giornalismo/), né solo perché trovo l’idea del flash mob tanto demagogica quanto poco dignitosa, ma soprattutto perché in generale mi è insopportabile l’indignazione pelosa, a comando, a orologeria. E anche questa lo è.
Non nego, ci mancherebbe, la sgradevolezza delle parole dei pentastellati e il fatto, gratuito, che essi sparino nel mucchio dell’intera categoria.
Il problema è che gran parte della categoria è nella sostanza davvero come viene offensivamente descritta: cioè politicizzata, ideologica, miope, strumentale. Non solo contro (o pro) questo governo.
E siccome spetterebbe all’OdG vigilare su tutto ciò e impedirlo, perché, anziché fare le solite piazzate propagandistiche, non guardarsi dentro e cominciare a fare pulizia, rimettere in riga, ristabilire la rotta della professione?
Insomma a livello personale non mi sento affatto toccato dagli insulti di chi, comunque, il mio voto non lo ha avuto.
Quindi tendo a credere che sia (pure) una questione di coda di paglia.
Non di tutti gli aderenti al flash mob, certamente, ma di una buona parte sì.
Spero quindi che chi è in buona fede non si risenta se non aderisco.