di FEDERICO FORMIGNANI
Digerito il pranzo pasquale e asciugatici dai proverbiali diluvi di Pasquetta, ecco – accuratamente ex post – una rassegna di usi, consuetudini, curiosità da tutto il continente. Da testare magari de visu l’anno prossimo. Con chi vuoi, si capisce.

 

Uno dei proverbi più conosciuti, non solo in Italia, recita: “Natale coi tuoi, Pasqua con chi vuoi”.

Ecco allora che si registra in questi giorni la saga del “lowcost”, mete le capitali d’Europa (fa tanto cultura) e quella delle crociere mordi e fuggi, nel senso che le discese a terra sono dedicate solo a sgranchire le gambe e a fiondarsi nei negozi per lo shopping. Tutti i porti del Mediterraneo sono buoni.

A bordo, poi, pranzi, serate danzanti (e le signore sperano in un giro di walzer col Capitano), quindi fitness, piscina, giochi di società eccetera, eccetera, viaggiando di notte per scendere nei vari porti con la luce del giorno.

E per chi resta a casa? Naturalmente altri riti, vecchi di anni.

La Pasqua, come esclusiva festa di riflessione e di gioia per la resurrezione di Nostro Signore, viene ricordata come pasca nella Carta di Arborea dell’anno 1114. Negli ultimi anni, quelli nostri, è poi scivolata, complice il consumismo, in mille nuovi riti aggiuntivi che hanno finito per annacquarne la primitiva ed esclusiva impronta religiosa. La voce latino-cristiana păscha(m), col derivato paschāle(m), era strettamente collegata alla festa ebraica del “passaggio”. Per questo popolo la pesaḥ commemorava infatti l’uscita degli ebrei dall’Egitto, paese nel quale erano tenuti come schiavi.

Come si festeggia la Pasqua? Risposta facile, ma non scontata.

Nella domenica delle palme si dovrebbe andare in chiesa a ritirare i rametti di ulivo benedetto per partecipare poi, nel giorno della festa vera e propria, ai riti solenni della Resurrezione. Chissà qual è la percentuale di coloro che ancora dedicano un pensiero, una riflessione, al vero significato della Pasqua. Quello che è certo, a parte chi se la squaglia in omaggio al detto proverbiale, è che questa festività, insieme a quella natalizia, fa la gioia di chi apprezza sedersi in rumorosa compagnia attorno a una tavola imbandita e ricca dei cibi più gustosi e sofisticati. Purtroppo il tenero agnellino bianco è tuttora la vittima sacrificale preferita, anche se molto meno di un tempo. Nel plenilunio di primavera, da secoli, le consuetudini pastorali che precedevano la partenza per i pascoli estivi vedevano per l’appunto il sacrificio dei primi nati del gregge; col loro sangue si marcavano poi gli usci delle case allo scopo di preservarle dalle sventure. Meno agnello, quindi, e campo libero per gli altri cibi, soprattutto i dolci, che variano da zona a zona e, a maggior ragione, nei paesi di altre culture e abitudini. Se a Natale domina il panettone, a Pasqua è la colomba (semplice, farcita, glassata, con è senza canditi, con e senza cioccolato) a dominare la scena. Poi ci sono le uova, in genere di cioccolato. La prima testimonianza in Italia pare risalga al 1865 – con il personaggio di Gianduja, maschera carnevalesca – a distribuirle durante le sfilate.

Per finire, ecco alcune usanze pasquali nei diversi paesi d’Europa, cominciando da sud verso nord per poi ridiscendere. In Spagna si appendono a porte e finestre i palmons (rami di palma) per proteggere la casa da streghe e spiriti maligni. In Catalogna, invece, mangiano la mona, una torta pasquale decorata con uova di cioccolato, piume e una piccola figura che rappresenti un personaggio delle fiabe noto ai bambini. In Francia ai piccoli viene raccontato che le campane sono volate a Roma; mentre loro scrutano il cielo per vederle tornare, i genitori nascondono le uova in casa. A Londra, in Inghilterra, il giovedì santo vengono donate ai poveri borse di denaro, addirittura su un vassoio d’argento, al termine della funzione religiosa. L’intero paese, il venerdì santo, consuma in grandi quantità dolcetti con cannella e uvetta, mentre a Preston fanno rotolare le uova dipinte su terreni in pendenza fino a spezzarne i gusci. In Olanda appendono corone decorate alle porte di casa e mangiano il paasbröd, un pane dolce contenente uvetta. In Germania i più piccoli hanno come simbolo pasquale un coniglietto che viene esposto alle finestre della casa, mentre in Danimarca colorano tutto di giallo (tovaglie, candele, uova). Curiosa è la benedizione dei “gattici” (rami del pioppo bianco) che fanno in Svezia, mentre i bambini si vestono da maghetti o streghe. Più o meno le stesse cose succedono in Finlandia, con l’eccezione che qui mangiano il pash a base di formaggio e il mammi, un budino a base di segale. In Russia persiste l’abitudine, nella mattina di Pasqua, di fare pic-nic sulle tombe dei parenti, mentre in alcuni paesi del centro Europa (Polonia, Ungheria, Slovacchia, Rep. Ceca) i giovani, quale augurio di fertilità, spruzzano con acqua di sorgente le ragazze che incontrano. Più concreti in Bulgaria, dove cucinano e mangiano i kozunaks, piccoli panettoni un po’ meno dolci dei nostri.