E’ arcinoto che i cosiddetti gruppi FB sono una specie di metastasi digitale che polverizza l’utenza all’infinito. Grazie ad essi ognuno può fare a capriccio come i bambini ai giardinetti: il pallone è mio e il calcio di rigore lo batto io.
Ad esempio ho appena fucilato, sempre digitalmente si capisce, un tizio che dapprima, a mia insaputa (pensavo non fosse possibile, ma in qualche modo ha fatto), mi ha inserito nel suo nuovo gruppo e che, poi, senza neanche dare spiegazioni, respinge a priori il mio post d’esordio sul gruppo medesimo.
Lui ha tirato il rigore, ma io gliel’ho parato.