Padre Sergio De Piccoli, il benedettino ideatore, creatore e fondatore della Biblioteca di Marmora (60mila volumi raccolti e catalogati da lui) è mancato oggi senza rivedere i suoi libri, incautamente donati nel 2007 al comune in cambio di una promessa.
Quello che si temeva è successo.
Da Marmora, minuscola comunità della Val Maira, Alpi occitane cuneesi, è appena giunta la notizia che padre Sergio De Piccoli è mancato oggi all’età di 84 anni.
Era malato da qualche mese questo coraggioso eremita che con un aiutante e un cane viveva da molti anni nella canonica semiabbandonata della chiesa parrocchiale di San Massimo.
Ma il suo cruccio non era la malattia. Erano i suoi libri.
Ne aveva raccolti più di 60mila in vent’anni, con il sogno di farne una biblioteca pubblica in quel comune sperduto di una valle sperduta, dove d’inverno si resta bloccati dalla neve. Se li era ordinati e catalogati tutti da solo. Ne era sommerso, non solo fisicamente.
E così, nel 2007, li aveva donati al comune in cambio della promessa della costruzione della biblioteca destinata ad accoglierli.
Ma la biblioteca non è mai arrivata.
Una brutta storia (qui) di burocrazia, incomprensioni, ingenuità, strategie, malizie, carte bollate, molte parole spese e troppe non mantenute, ambiguità varie, ripicche, impuntature, figure-ombra, perfino spot elettorali.
Lui non era un uomo facile, ma era anche molto, perfino troppo, naif.
Dopo un lungo tira e molla durante il quale lui chiedeva indietro i libri al comune e il comune nicchiava, era apparso chiaro che lo scorrere inesorabile del tempo avrebbe avuto la meglio.
E allora, dopo la notizia della malattia, l’appello, da legale, era divenuto umanitario: almeno per un giorno ridate a padre Sergio la soddisfazione di tornare ad essere padrone dei suoi libri. Libri che in attesa del trasloco non avevano mai lasciato la casa del religioso, ma che in virtù dell’atto di donazione non erano più legalmente suoi. E questa per lui era una lacerazione, una croce.
Non è questo il momento di fare polemiche o di andare a cercare responsabilità che, ormai, non ha più senso accertare.
E’ finito tutto.
Ma per chi, come me e come i Pellegrini Artusiani che nel 2013 fecero della Biblioteca di Marmora la meta finale (qui e qui la cronaca di quei giorni) del loro pellegrinaggio, padre Sergio l’ha incontrato, ci ha parlato e con lui ha condiviso la mensa, le impressioni restano.
E non c’è atto amministrativo che le possa cancellare.