Per la seconda volta in quindici mesi il Corrierone (l’ultima oggi, a pagina 26) denuncia il tentativo dei croati di scipparci, a fini propagandistici, la paternità di Marco Polo. Un caso che, nel disinteresse generale, sollevai per primo già nel 2008. Con una piccola soddisfazione e un grande rammarico.

Che in questi giorni qualcosa di strano bollisse in pentola me l’avevano rivelato le statistiche del blog, mostrando un’improbabile impennata delle visite a un vecchio post (qui). Con il quale, al tempo stesso, quasi un anno e mezzo fa mi compiacevo e mi lamentavo della scoperta, da parte di Gian Antonio Stella sul Corriere, delle pretese di primogenitura avanzate dai croati sulla figura di Marco (anzi, “Marko”, come lo chiamano) Polo. Eletto dai medesimi a testimonial delle loro bellezze turistiche e dei loro tesori enogastronomici (l’idea di condire l’insalata con un olio balcanico battezzato – l’ho visto coi miei occhi! – con il nome dell’esploratore ancora mi fa rabbrividire). Uno scandalo, se non altro culturale, che io per primo avevo denunciato nel 2008, assistendo sgomento, alla Bit di Milano, all’inaugurazione dello stand dell’ente del turismo della Croazia, intitolato appunto all’autore de “Il Milione“.
Ebbene, stamattina apro il quotidiano milanese e puntualmente, a pagina 26, ecco sull’argomento (anticipato peraltro dal Piccolo di Trieste l’altroieri) un nuovo articolo di Antonio Piedimonte. Originato stavolta dalla notizia che nell’isola dalmata di Curzola non solo hanno appena inaugurato un museo dedicato all’eroe veneziano, ma che, come si temeva, i creativi croati utilizzano il nome e il sito museale per propagandare la loro offerta turistica sui mercati asiatici: ai cinesi l’ingresso, riferisce il pezzo, è addirittura offerto gratis.
Capiamoci, bene ha fatto il Corriere a rilanciare la cosa e a rinnovare l’allarme sui disinvolti “maquillage storici” messi in atto dai furbi di turno ai danni dell’italianità. E nessun plagio, chiariamo anche questo, da parte del collega.
Rimangono la piccola soddisfazione per la primogenitura e soprattutto lo stupore nel rilevare che, nè dopo il mio primo post nè dopo l’articolo di Stella, nessun soggetto istituzionale italiano sia intervenuto, se non per smentire la panzana croata, almeno per tentare di ristabilire la verità.
Di questo passo, scopriremo prima o poi che Leonardo da Vinci era francese e Giotto marocchino.