Comprensibilmente, il Festival alza le barricate per arginare l’assalto all’accredito facile da parte di giornalisti e sedicenti tali. Peccato che vengano poste condizioni inaccettabili per qualunque giornalista serio, mentre poi si accreditano anche i non giornalisti, purchè si “impegnino” a scrivere qualcosa. Se fossi l’OdG, mi farei sentire…

Qualche collega me l’aveva già segnalato, ma io ho fatto come San Tommaso: finchè non vedo, non credo. E allora, pur sapendo di non aver nè voglia nè tempo per calarmi nella bolgia altoatesina del Merano Wine Festival, di scena da 4 al 7 novembre, venerdì pomeriggio ho chiesto l’accredito e ho atteso l’effetto che fa.
Con grande cortesia e solerzia, nonostante il prefestivo, l’ufficio incaricato ieri mi ha risposto. Come segue:
Gentile Stefano, fino a giovedì 27 sera era possibile accreditarsi on-line, da ieri non più. L’unica possibilità è quella di presentarsi a Merano in Sala Stampa, compilare l’apposito form di richiesta e presentarlo. La richiesta verrà vagliata e poi in caso concesso l’accredito. Le consiglio comunque di prendere attenta visione dei requisiti richiesti per quest’anno, indicati nel file che le allego. Saluti cordiali“.
Apro l’allegato (qui), lo leggo attentamente e sbianco.
Dice testualmente: “L’organizzazione del Merano WineFestival ha stabilito i criteri di accesso all’edizione 2011 dell’evento per le richieste di accredito che giungeranno da parte di giornalisti professionisti, giornalisti pubblicisti, free lance, wine & food bloggers, collaboratori… etc. di qualsiasi testata.
L’Ufficio Stampa valuterà le richieste di accredito, pervenute tramite compilazione del form on-line sulla base di tali criteri […].
L’accredito stampa sarà concesso a:
1. quanti abbiano pubblicato articoli/redazionali su testate cartacee o testate on-line/blog, oppure file audio o video, relativi all’edizione 2010
2. quanti abbiano scritto nei loro siti/blog articoli relativi al programma, alla selezione di vini, alle varie sezioni del Festival, all’evento in sè (ma non relativi unicamente alla presenza di singole aziende/produttori)
3. quanti si impegnano a comporre almeno un articolo in data successiva al 7 novembre 2011 indicando su quale testata e quando verrà presumibilmente pubblicato.
Vi chiediamo cortesemente di inviare il materiale in formato pdf e con chiara indicazione delle testata sulla quale è stato pubblicato.
Vi ringraziamo per la collaborazione.
Helmuth Köcher, Presidente Merano WineFestival
“.
Roba da non credere: dunque gli amici meranesi ti accreditano solo se hai già scritto qualcosa sul Festival (pur non essendo giornalista, ma ad esempio un blogger, o redigendo un redazionale, cioè una pubblicità camuffata da articolo), o se ti IMPEGNI PER ISCRITTO (!) a farlo “presumibilmente” (fantastico ossimoro, l’impegno presunto), aggiungendo però anche il dove e perfino il quando!
Per dirlo ancora più esplicitamente: ti accreditano se accetti condizioni che nessun giornalista dovrebbe nè potrebbe accettare (e infatti accreditano anche i non giornalisti come se lo fossero).
Ma c’è di più. Perchè il metodo adottato è anche la riprova di un più vasto malcostume, da tempo noto ma forse non sufficientemente sottolineato.
Ovvero che:
1) ci sono giornalisti che, pur di entrare a sbafo e fregiarsi dell’agognato pass (magari per fare altri affari o semplicemente bere gratis), sottoscrivono senza batter ciglio condizioni non sottoscrivibili;
2) ci sono giornalisti (e non) che si accreditano solo per scrivere pezzi (marchette?) su singole aziende presenti in fiera;
3) ci sono giornalisti e non giornalisti che scrivono articoli non per fare il loro mestiere, ma per guadagnarsi l’accredito all’edizione dell’anno dopo;
4) ci sono comuni cittadini che, per il solo fatto di aver “scritto” qualcosa a proposito della fiera su un qualsiasi supporto (quindi non sui giornali, cioè testate registrate) vengono per questo sic et simpliciter equiparati dall’ufficio stampa del Festival ai giornalisti.
Sia chiaro: l’ufficio stampa non ha tutti i torti a stabilire dei criteri, per evitare il solito assalto dei soliti sedicenti. E fa pure bene a svolgere, nei limiti, il proprio compito, cioè ottimizzare al massimo il ritorno di visibilità della manifestazione per la quale è stato ingaggiato. E’ pur vero del resto che un’agenzia di pr esegue comunque le istruzioni del committente, a cui va attribuita la responsabilità dell’indirizzo intrapreso nella gestione dei rapporti con i media.
Ma da qui a pretendere, da un lato, impegni a “scrivere” e dall’altro a concedere accrediti stampa anche a chi stampa non è (ma “scrive”), ce ne corre.
Alla recente kermesse fiorentina sul lavoro giornalistico autonomo, il presidente dell’Ordine Enzo Jacopino, dopo aver ascoltato le geremiadi degli iscritti, è salito contrito sul palco e si è pubblicamente chiesto: “Ma mentre questo succedeva, noi dove eravamo?“.
Ecco, per evitargli di doversi porre la stessa domanda in futuro, quando si scoprirà che chiunque si può impunemente spacciare per giornalista ed essere accreditato e che chi è già giornalista si impegna per iscritto a scrivere articoli su chi lo accredita, lo invito a prendere atto per tempo di quanto sta accadendo. E magari a farsi sentire.
Quanto al Merano Wine Festival, la morale di questa bella storia è una sola: lì la libertà di stampa ha un prezzo. Quello del biglietto.

PS: ieri mattina (cioè domenica 30/10), quando – avendo già tutti gli elementi a disposizione (inclusi i carteggi tra il Festival e me e quelli intercorsi tra il medesimo e alcuni colleghi circa il vaglio della loro richiesta, nonchè la concessione dell’accredito) per scriverlo – il presente post era in corso di stesura, mi è parso corretto fare ulteriori verifiche e offrire alla controparte, cioè l’ufficio stampa del Festival meranese, l’opportunità di dire la sua sulla vicenda. Ho quindi scritto alla responsabile dicendole che, trovando professionalmente inaccettabili le condizioni poste e quindi avendo rinunciato all’accreditamento, stavo preparando un pezzo sull’argomento da pubblicare lunedì mattina e che ero a sua disposizione nel caso in cui volesse nel frattempo offrirmi i suoi chiarimenti. Per tutta risposta, con una evidente presa di fischi per fiaschi, mi è stato replicato che non si accetta “messaggi ricattatorii” (!).
Capito? Hanno scambiato la mia cortesia e la mia correttezza professionale per un ricatto (forse pensavano li minacciassi in caso di mancato accredito, non avendo capito che non me ne fregava un tubo? Boh!) e fingono di non sapere che a ricattare i giornalisti, proponendo il classico “accredito in cambio di articolo”, casomai sono proprio loro.
Roba da pazzi, davvero…
Ne è seguito un piccato scambio di email, con la promessa finale, dopo un paio di tentativi falliti, di sentirsi a voce oggi alle 9.
Sto per postare il pezzo, sono le 10.55 e il mio telefono è rimasto muto.