Uno strano messaggio. Una donna misteriosa che è “venuta a conoscenza” di informazioni private e comunque non pubbliche. Le domande dei vicini. I loro toni da cospiratori. Scene da ordinario condominio e da arte di arrangiarsi. Come in un film, ma per davvero.

La mia vicina di casa apre la cassetta della posta dell’appartamento appartenuto a sua madre, vuoto da qualche mese, e assieme a bollette e pubblicità trova uno strano ciclostilato. O meglio la fotocopia, con parti vergate a mano, di un volantino. Grafia femminile, grossa e tondeggiante, che nei puntini delle “i” grandi come bollicine tradisce un’età quasi adolescenziale.
“Gentile signora – dice il testo, datato 28 giugno 2011 – sono venuta a conoscenza che il suo appartamento è vuoto da molto tempo. Se le interessa incontrarmi anche solo per farmelo visionare e per capire come poterla aiutare a non lasciarlo sfitto, così senza una rendita, mi può chiamare senza impegno”. Seguono nome, numero di cellulare e recapiti di una nuova agenzia immobiliare aperta nei paraggi da pochi mesi.
Ora, la mia vicina si chiede (e chiede a me): ma questa come fa a sapere che l’appartamento è vuoto? Chi l’ha informata? Ha chiesto agli altri condomini (ma anche loro che ne sanno)? Ha fonti riservate (bollette, consumi)? C’è all’Enel o alla municipalizzata del metano qualche talpa che spiffera informazioni sullo stato delle utenze ai mediatori? E’ amica intima dell’amministratore? Oppure ha semplicemente notato l’accumulo di corrispondenza nel box con il mio nome (ma come ha fatto ad accedere all’androne)? Bazzica regolarmente sotto le finestre del fabbricato per annotare quali appartamenti abbiano le imposte sempre chiuse, segno che nessuno ci vive? Sarebbero tutti trucchi del mestiere che chi lavora nel settore ben conosce.
Non ho saputo risponderle, è ovvio.
Ma non ho potuto nemmeno fare a meno di pensare che in un momento in cui la privacy è diventata un’ossessione, nonché un’ottima fonte di imburocratimento e di aggravio di inutili costi per tutti, non c’è verso di costringere la gente a farsi gli affari suoi.
Anche perché, ha aggiunto la vicina, quanto accaduto spiega come mai da un po’ altri condomini, incrociandomi, con discrezione mi avvicinavano chiedendomi di tenerli in considerazione qualora avessi avuto l’intenzione di vendere l’alloggio. Forse anche loro erano stati interpellati dalla mediatrice senza (cog)nome? O avevano frugato tra la mia posta, trovando l’annuncio?
Mistero.
Quel che è certo è che la signora ha cominciato a guardare tutti con sospetto e a salutare gli inquilini con assai minor calore di prima. Loro magari l’avranno notato e si chiederanno il perchè.
Potrebbe essere un’ottima trama per un romanzo giallo. O per la sceneggiatura di un film: “Le case degli altri“.