Comunardo Niccolai, il re dell'autogol

Con un improvviso sussulto di cialtroneria e di autolesionismo, mezzo centrodestra si taglia le palle da solo e fa un pasticcio con le liste elettorali, lasciando di fatto campo libero al centrosinistra.
Il quale, che fa? Invece di tacere, strofinandosi in silenzio le mani per l’inatteso regalo, e di assistere non ostentato distacco ai goffi tentativi degli avversari di tornare in corsa, con strepiti vampireschi invoca ridicoli formalismi, inneggia al rispetto delle regole (burocratiche), tenta insomma di camuffare l’imperizia e l’infortunio altrui come una via senza ritorno, una condanna divina, un indirizzo ineluttabile. Insomma: un modo comodo e semplice per fare fuori gli antagonisti. Molto democratico nella forma, anche se poco nella sostanza, ma legittimato, va da sè, dagli immancabili sigilli giudiziarii. Invece di vincere, con l’ottusità che gli è tipica, la sinistra tenta insomma di stravincere. E senza nemmeno giocare.
E’ strabiliante come i sinistrorsi non capiscano che, se lasciato al suo destino, l’imbarazzante errore dei destrorsi costituisca un formidabile spot elettorale a loro favore e che, viceversa, l’accanimento isterico, tronfio, livoroso e opportunista di indifendibili formalità, il cui senso giustamente sfugge alla gente comune, costituirà per il Pdl uno strepitoso volano propagandistico, facendoli passare dal ruolo di cialtroni a quello di vittima.
Così, in questo strano paese, avremo probabilmente una parte che, pur non partecipando alla contesa elettorale, ne uscirà amministrativamente indebolita ma politicamente rafforzata, mentre ne avremo un’altra che, incapace di approfittare dell’incredibile autogol della prima, nel meschino tentativo di affondarla del tutto e inutilmente, l’aiuterà a rafforzarsi.
Povera Italia.