Una nuova norma stabilisce che i terreni agricoli si tassano in base all’ubicazione del municipio: se questo è in pianura, si considera in piano tutto il territorio comunale. Il sindaco di Asciano (SI): “E io sposto in collina la sede del comune“.

Quello che vedete sopra è il paesaggio delle Crete Senesi. Comune di Asciano, provincia di Siena. Terra bellissima, aspra e quasi disabitata. Nel senso che ci (soprav)vivo io e altri pochi coraggiosi molto attaccati alle loro radici e al loro stile di vita.
Ma c’è un problema: secondo la legge fiscale, quelle colline sono pianura.
Avete letto bene: “pianura”. Contro ogni evidenza.
Tra i suoi miracolosi poteri, il mostro burocratico italiano detiene infatti pure questo: spianare colli e montagne. Sulla carta, è ovvio. Quanto basta però a creare danni irreparabili. Ad esempio a sancire, appunto, che queste colline argillose e assai poco produttive sono “pianeggianti” e quindi tenute a pagare l’esosissima Imu sui terreni agricoli di pianura. Il che equivale a dare il colpo di grazia all’agonizzante agricoltura locale e alla resistenza dei pochi residenti.
Come ciò sia possibile, è presto detto.
A fine 2014 il geniale legislatore governativo ha sancito che, per l’applicazione della tassa, l’orografia dei suoli cui fare riferimento non è quella naturale, ma quella del luogo in cui sorge il municipio. Se questo risulta ubicato a fondovalle, per lo Stato tutto il territorio è considerato pianeggiante e quindi tenuto al pagamento l’imu sui terreni agricoli.
Se non fosse da piangere, sarebbe da ridere.
E deve aver pensato lo stesso Paolo Bonari, sindaco di Asciano (SI), quando, sbigottito, si è reso conto della surreale situazione.
«Guardiamo con attenzione a quella che sarà la decisione definitiva del Tar del Lazio prevista per il 21 gennaio ma non escludiamo soluzioni clamorose, come lo spostamento della sede legale del Comune», ha dichiarato giorni fa all’agenzia Impress circa i criteri previsti dal decreto del Governo. «Una norma demenziale, varata a fine anno, che revisiona le aree di esenzione – ha sottolineato Bonari – e che rischia di mettere in ginocchio le nostre aziende, già provate da una crisi senza precedenti. Un territorio collinare come quello ascianese, 215 kmq dove le uniche colture possibili sono quelle cerealicole, che oggi offrono una redditività molto bassa, si troverà a dover chiedere ai proprietari dei terreni un salasso complessivo di oltre 280mila euro semplicemente perché il proprio Municipio è situato a valle anziché in collina».
Il primo cittadino ascianese ne ha per tutti: «Si tratta di una violazione palese di ogni criterio di buon senso e che soprattutto non tiene minimamente in considerazione il valore delle colture praticabili sui terreni ed il contesto in cui questi sono inseriti. A giugno abbiamo fatto sacrifici enormi di bilancio per esentare con successo le nostre aziende dal pagamento della Tasi sui fabbricati agricoli strumentali. Un intervento completamente vanificato dal provvedimento del Governo di fine novembre. Se il 21 gennaio il Tar del Lazio non dovesse confermare lo stop al decreto – ha proseguito – ai nostri agricoltori non resterà che pagare l’Imu 2014, ma questo non ci impedirà di cercare soluzioni anche clamorose per il 2015, come lo spostamento della sede comunale nella frazione di Chiusure, se questo servirà ad ottenere quantomeno un’esenzione per coltivatori diretti e imprenditori agricoli. Personalmente esprimo forte vicinanza ai sindaci dei comuni montani che hanno manifestato a Roma ed invito apertamente la politica locale e gli altri sindaci del senese a prendere iniziative insieme su questo tema».
Un tema riguardo al quale i paradossi provocati dagli assurdi termini della legge si sprecano: nella stessa provincia senese esistono ad esempio molti casi di comuni contigui e omogenei sotto tutti i punti di vista, ma che ai fini IMU si trovano in condizioni opposte proprio per una questione di “quota” delle rispettive case comunali. E non mancano i casi di comuni di alta quota con terreni “vinicoli” ad alto reddito che si trovano esentati dalla tassa imposta a comuni più bassi ma con terreni con capacità reddituale minima.