Oggi ho riassaporato una madeleine che non sentivo da tempo e che di colpo ha ridato senso a molte cose di una giornata storta.
Parlo di un certo odore di polvere e della pesante coltre grigia che essa lascia sui polpastrelli.
Nessun dubbio, c’è solo una cosa che può dare quel sentore e sporcare in quel modo: è il pulviscolo cronico che si annida tra i libri e i sui dischi.
Chiunque abbia, in anni tanto lontani quanto felici, bazzicato le librerie dell’usato e ravanato febbrilmente tra le scansie dei negozi di vinile sa di cosa parlo.
E io oggi, come non facevo da anni, le mani tra i dischi ce le ho riaffondate profondamente: 33, 45, perfino 78 e rulli.
Era necessario, per riorganizzare e riordinare.
Impresa che, al solito, sembra semplice e poi si rivela estrema. Infatti sono a pezzi.
Ma che libidine riaccarezzare certe copertine, spostare chili e chili di lp, ricollocare cd a centinaia, quintali di riviste musicali e un’infinità di gadget, ricordi, memorabilia. Scoprire doppioni, rileggere note dimenticate, riaprire certi capolavori di grafica e di cartotecnica che un tempo davano un reale valore aggiunto, direi un’appendice visionaria alla musica ascoltata, interrogarsi se sia il caso o meno di dare un ordine diverso alla raccolta e quale.
Ecco, oggi mi sono ritrovato un po’ a sorpresa reimmerso in tutto questo e ne sono uscito terribilmente stanco, ma assolutamente inebriato.
Meno male.