di ROBERTO GIULIANI
Rosato Primanota 2018 Tenuta Montagnani: Syrah al 60%, Merlot al 30% e il resto Sangiovese per un vino non solo miracolosamente vivo dopo quattro anni, ma perfino migliore di due anni fa.
Nel pensiero comune un vino rosato di quattro anni è quasi sempre “andato”, ha perso per sempre, insomma, le sue caratteristiche e molto probabilmente si è pure ossidato. Certamente sono ancora pochi i vini italiani di questa tipologia che possono permettersi di invecchiare di più senza subire precipitose cadute, ma ogni tanto qualcuno capita.
Come in questo caso.
Eh sì, perché Federico Montagnani ha scelto di inserire un rosato in gamma proprio nel 2018, quattro anni fa, senza alcuna presunzione di fare un prodotto che durasse a lungo, anche perché ne fa un numero esiguo di bottiglie che spariscono in un battito d’ali. Peccato davvero, perché la seconda bottiglia di Primanota in mio possesso (lo avevo già recensito nel maggio 2020) è una piccola perla! Oltre ad avere ancora un vivissimo colore buccia di cipolla, appena orientato verso una tonalità granata, regala dei profumi invitanti, con i frutti di bosco che troneggiano su una base leggermente pepata (elemento che nel 2020 non appariva), si sente l’arancia, la fragolina, la melagrana, ma è al palato che sorprende: ha mantenuto una spiccata vena acida, un velo tannico e una netta sapidità che lo rendono gustoso. A comporre questo vino contribuiscono il Syrah per il 60%, Merlot per il 30% e Sangiovese per la restante parte. Se vogliamo cercare il pelo nell’uovo, possiamo dire che al naso si sente che il frutto è più maturo e con una punta di ossidazione, ma all’assaggio è del tutto diverso, emerge una trama ricca e più coinvolgente di com’era due anni fa, solida e senza cedimenti, una vera fortuna averne conservato un esemplare. Come si dice scherzosamente dalle mie parti, sapevatelo!
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