Ho visionato la pellicola italoargentina interpretata da Charlie Arturaola e Luca Gardini e “comparsata” da molti amici e colleghi dei quali, lo ammetto, ho riso molto. E’ una storia romantica di taglio fumettistico, che ruota attorno al vino. L’interrogativo, però, è…

 

Un famoso assaggiatore di vino (Charlie Arturaola, che interpreta se stesso) perde il palato e finisce, dimenticato da tutti, a fare il tassista a Miami. Mentre la moglie Pandora, rassegnata, per sbarcare il lunario accetta di fare da manager al rivale del marito, il detestato e rampante degustatore Luca Gardini (Luca Gardini), con ogni evidenza destinato a prendere il posto di Charlie nell’olimpo dei palati mondiali. Ne nasce un contrasto professionale e coniugale che manda in crisi il matrimonio.
Sfondo e motore della vicenda è il “Duel of Wine“, ambitissimo campionato planetario per wine taster con spareggi a Firenze e Venezia, semifinali a Parigi e finalissima a NYC.
Quando tutto – cioè lo scettro di migliore assaggiatore del mondo e l’amore – sembra perduto, succede però qualcosa di imprevisto: di colpo Arturaola si accorge di aver riacquistato la sensibilità.
Cerca così di iscriversi alla competizione all’ultimo tuffo, ma nessuno gli crede ormai, nemmeno la moglie. Trova solo porte chiuse.
E allora, in un crescendo prima farsesco e poi fumettistico di espedienti e trovate che non escludono nemmeno lo scambio di persona, Charlie decide di entrare in gara dalla finestra.
Con uno scopo diverso, tuttavia, da quello che sembra: non vincere, nè battere Gardini, ma riconquistare l’amata consorte.
Ne esce un film un po’ strambo, anche divertente, che comincia zoppicando ma poi acquista tono grazie al taglio appena pulp e a un ritmo, una sceneggiatura e pure una profilazione dei personaggi che ricorda ora i fumetti Marvel, ora i manga giapponesi. Il tutto ambientato in location che strizzano l’occhio al (eno)turismo e all’immaginario collettivo: il Salone dei Cinquecento e il Ponte Vecchio, i canali veneziani, Montefalco, Peschiera del Garda, Soave, Barolo, Carignano del Sulcis, New York, Miami.
L’inverosimiglianza iniziale si stempera in tal modo, e poi si mescola, in una spirale talvolta comica e talvolta surreale, su cui si inseriscono, con pari e soave inverosimiglianza, molti personaggi del mondo vino chiamati anche loro a interpretare se stessi: tra i tanti l’irascibile Gianfranco Vissani, di cui il coprotagonista e produttore, Lino Pujia, corteggia la figlia, il direttore del Consorzio del Soave, Aldo Lorenzoni, il delegato Ais di Firenze, Massimo Castellani, i giornalisti Patricia Guy e Rocco Lettieri, i produttori vinicoli Nadia Zenato, Marco Caprai e Riccardo Illy. Menzione speciale per lo ieratico Aldo Fiordelli e per l’ancheggiante Adua Villa, impareggiabile nel roteare gli ostri vivaci al cospetto dello stralunato protagonista.
Leggo poi tra le note che la pellicola ha accumulato un certo numero di partecipazioni a festival e di riconoscimenti artistici, ma la domanda fondamentale resta una: come e dove sarà distribuito? In sostanza: come saranno recuperati i certamente non bazzecolari costi sostenuti dalla produzione?
Questo, per ora, resta un mistero che la prima del film non ha rivelato.
Credo valga la pena di brindarci sopra.