di LORENZO COLOMBO
Con buona pace della dieta, il nostro si è fatto sei trattorie in sei giorni. Ma non sapendo quale segnalare come migliore, ne ha scelte due: Da Fiorella a Nicola, frazione di Luni (SP), e Quinta Terra a Fosdinovo (MC).

 

La Lunigiana è una regione storicamente divisa tra Emilia, Toscana e Liguria. Dopo l’unità d’Italia il suo territorio è stato un poco smembrato ed attualmente per Lunigiana s’intende l’insieme di alcuni comuni situati lungo il corso del, suddivisi tra le province di La Spezia e di Massa Carrara.

Dal punto di vista gastronomico le preparazioni più conosciute sono gli sgabei, pasta lievitata (la stessa del pane), tagliata a strisce e fritta il olio d’oliva, che vengono solitamente abbinati a salumi vari ed utilizzati come antipasti. Famosi inoltre sono i panigacci ed i testaroli.

In realtà non è che si sia molta differenza, si tratta sempre di un impasto simile, ovvero una pastella di farina, acqua e sale, leggermente più densa per quanto riguarda i panigacci, per entrambi la cottura di questa pastella avviene in testi di ghisa o terracotta.
Ciò che cambia è l’utilizzo. Infatti i testaroli, che si ottengono tagliando in quadrati di circa 4 centimetri di lato il disco cotto, vengono bolliti per pochi minuti in acqua e quindi conditi in genere con pesto di basilico, ma anche con altri sughi, mentre i panigacci  vengono in genere serviti caldi (sembrano nella forma delle piccole piadine) accompagnati da salumi o formaggi.

Ma veniamo ai nostri locali: sei giorni in Lunigiana e sei trattorie visitate, in tutte abbiamo mangiato più che bene, assaggiando a volte diverse versioni degli stessi piatti, qui andiamo a riferire dei due luoghi dove ci siamo trovati meglio, sia per quanto riguarda l’accoglienza, ma soprattutto per quanto riguarda il cibo e non ultimo il prezzo pagato.

Il primo locale è Da Fiorella, situato a Nicola, frazione di Luni, in provincia di La Spezia.
Situato a 180 metri d’altitudine, ci si arriva affrontando alcuni tornanti dopo aver  lasciato l’Aurelia in prossimità del sito archeologico di Luni. Ci siamo stati domenica 12 luglio a pranzo.
Visto dal di fuori non è che ci abbia fatto una grande impressione, le cose però cambiano appena entrati.
Un’ampia sala luminosa arredata in maniera moderna, con ampie finestre che spaziano sulla Val di Magra, sino al mare.

I numerosi ed interessanti piatti in carta ci costringono ad una non facile scelta, optiamo quindi per un antipasto misto, composto da torta di verdure, torta di riso e cipolla, caponata, polenta incatenata e verza ripiena e per un gatzpacho e vaporata di mare. Buonissimo quest’ultimo piatto, anche se ce lo immaginavamo diverso.

Tra i primi piatti scegliamo il bis di panigacci (con olio e parmigiano e con pesto fatto in casa), pappardelle all’amatriciana di polpo e pecorino e tagliolini cacio, pepe e cozze.

Difficile la scelta dei secondi piatti, alla fine decidiamo per dei gustosissimi muscoli di Spezia ripieni e filetto di manzo con patatine fritte.

Un gelato alla crema e due caffè chiudono il nostro pasto che è stato innaffiato con un Trento Doc “Salísa” Millesimato 2016 di Villa Corniole e, per bere locale, un Vermentino “Vigne Basse” 2019 di Terenzuola, vini scelti in un’ampia carta che comprende sia vini locali che di altre regioni, il tutto con ricarichi più che onesti.

Notevole la soddisfazione, sia per quanto riguarda il palato come pure per il portafoglio (info: www.ristorantedafiorella.com)

Il secondo locale di cui andiamo a scrivere si trova proprio ai piedi del Castello Malaspina, il più grande e meglio conservato della Lunigiana, famoso per aver ospitato anche Dante Alighieri.

La trattoria Quinta Terra ha una sala a volte in pietra e pochi tavoli all’esterno che ci accolgono la sera del 15 luglio. Tavoli ben distanziati, il menù su un paio di lavagne e c’è pure il QR Code per scaricarlo, come può essere scaricata la carta dei vini.

Delicato il flan di cavolfiore con salsa al gorgonzola che scegliamo tra gli antipasti; proseguiamo poi con i primi piatti, ovvero orecchiette, cozze, pecorino e cannellini e zuppa di farro con calamari al rosmarino.
Entrambi piatti deliziosi.

Tra i secondi tortino di acciughe, melanzane, pomodoro e mozzarella e baccalà alla ligure gratinato al forno.
Il tutto innaffiato da Breganze Vespaiolo Doc “Angarano Bianco” 2018 di Villa Angarano, un vino che con la sua acidità s’è sposa più che bene con i piatti scelti.

Non molte le etichette nella carta dei vini caratterizzata da un ricarico onesto, l’azienda ha anche una propria produzione, abbiamo assaggiato per curiosità il loro Vermentino “Tziveta” trovandolo molto interessante.

Conto finale onestissimo, con notevole rapporto qualità/prezzo (info: www.quintaterra.it)

 

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