Il 15/1 ricevo da Roma una raccomandata datata 5/1.
Considerato che dalla capitale a casa mia corrono 214 km, passeggiando per la ragionevole distanza di 21,4 km giornalieri il mittente poteva venire a piedi e mantenere comunque i tempi di consegna.

Complimenti!
Ma il meglio è un altro.
Chi è il mittente? Fantastico: le Poste medesime. Magnifica autodimostrazione di efficienza e autogol.
Mica finisce qui, però.
Le PT mi accusano di avere un ridicolo saldo negativo sul cc e mi intimano di saldarlo “entro il 15° giorno successivo a quello di invio della presente comunicazione”.
Capito? Siccome la data di invio non è precisata, si dà per scontato che sia quella della lettera. In pratica le lumache nazionali computano nei termini perentori che esse stesse stabiliscono il tempo che, per causa loro, si perde per strada.
Va da sè che, nel tentativo di scaricare le proprie responsabilità e acuire a bella posta (appunto) il senso di colpa sollevato nel cliente, la lettera menziona “precedenti comunicazioni” ovviamente inesistenti.
In uno slancio di masochismo ho provati a utilizzare la funzione “chiamaci” del sito poste.it. Fatelo anche voi. Si presume che il tempo di risposta (della soluzione del problema nemmeno mi illudo) sia commisurato a quello di consegna delle raccomandate.
Ho deciso di mandarli, anzi spedirli a quel paese.
Col francobollo, però.