Incredibile: ci sono produttori che offrono in assaggio vino ai giornalisti, ma in realtà glielo vendono per corrispondenza. E altri che insistono a inviarlo “scopo recensione”, ma poi tentano di addebitarti il trasporto. Furbetti del corrierino o maestri dell’autogol?

E’ vero che nella vita bisogna saper sopportare, che non si deve mai stupirsi di nulla, che al peggio non c’è mai fine e che la mamma dei cretini è sempre incinta. Va bene.
Ma ogni tanto capitano episodi che vanno oltre la normale idiozia. E allora bisogna raccontare. “Condividere“, come va di moda dire.
Dunque sentite questa.
L’altro giorno chiama (sottolineo: mi cercano loro) un’azienda vinicola di discreto nome, ma i cui vini mi sono sconosciuti. Il tizio si presenta verbosamente, si dice mio lettore (hai visto mai?) e, dopo ampia circonlocuzione, mi chiede se sono interessato ad assaggiare, ipse dixit “senza impegno” (senza impegno di che, mi sono domandato io), alcune sue etichette.
Di norma rifiuto, ma siccome il tono era cortese e in fondo credo faccia parte dei miei doveri deontologici approfondire la conoscenza di ciò che non conosco, più per educazione che per convinzione ho acconsentito.
Al che il tipo fa: “Per la spedizione preferisce il contrassegno?”.
Prego?”, replico io.
Beh, capirà – fa lui tentando un approccio gioviale – il vino mica glielo posso regalare“.
Traduzione: tentava di vendermi per corrispondenza – “scopo recensione”, si capisce – le sue stesse bottiglie. Gli ho risposto che, stando così le cose, se e quando mi fosse venuto voglia di assaggiare il suo vino, me lo sarei volentieri comprato e tanti saluti.
Come se non bastasse, stamattina suona il campanello.
Corriere, c’è un pacco“, dice la voce al citofono.
Scendo e l’autista mi consegna un cartone di vino da sei. “Porto assegnato“, c’è scritto sopra. Che in pratica vuol dire “trasporto a carico del destinatario“. Sbircio il nome del produttore stampigliato sul pacco: tempo fa aveva insisitito perchè, sempre senza impegno, ci mancherebbe, potessi assaggiare il suo vino. Ma ora (pentito o solo taccagno?) cerca di recuperare il costo del trasporto scaricandolo su di me, come se le bottiglie gliele avessi chieste io.
Tanto per tagliare la testa al toro e inviare al mittente un messaggio esplicito, rifiuto la consegna, restituisco il collo senza nemmeno chiedere l’importo dovuto, saluto e giro i tacchi.
Come i bambini non dovrebbero accettare caramelle, così i grandi non dovrebbero mai accettare bottiglie dagli sconosciuti.