Il 18 maggio scorso la collega Lina Senserini, professionista di Grosseto, ha scritto (vedi in calce) ai vertici dell’OdG nazionale e regionale per protestare contro l’istituzione dei seggi elettorali dei giornalisti nelle sole città di Firenze, Livorno e Siena. Il che, nel 99% dei casi, significa rendere impossibile il voto e quindi decretare l’astensione di chi risiede lontano o in altre province. Superficialità o sommo studio, si chiede Lina? In ogni caso, un autentico controsenso cui si potrebbe rimediare almeno introducendo il voto elettronico o per posta. L’ennesimo banco di prova con cui i futuri eletti (io, se lo sarò, ci proverò) dovranno misurarsi.

Attingo dall’Albo Professionale 2010 dell’OdG della Toscana, aggiornato al 31/12/2009. E leggo:
Professionisti 1.005, pubblicisti 3.924, praticanti 72. TOTALE 4.970.
Di questi 1.842 vivono in provincia di Firenze, 514 in quella di Livorno e 402 in quella di Siena (le tre città sede di seggio), per un totale di 2.758 giornalisti.
Il che vuol dire che 2.212 colleghi (il 43% degli iscritti e cioè 402 aretini, 262 grossetani, 416 lucchesi, 199 di Massa Carrara, 394 pisani, 281 pistoiesi, 209 pratesi e 80 residenti fuori regione ma membri dell’OdG della Toscana) devono, per votare, recarsi fuori provincia e comunque percorrere a volte distanze considerevoli per esercitare il loro diritto.
Non solo, ma ci risulta che in passato sia stata più volte perfino messa in dubbio l’opportunità di mantenere il seggio senese, “colpevole” di scarsa affluenza.
Ma la scarsa affluenza, retoricamente chiedo (e mi riferisco come è evidente non solo al caso senese), è la causa o l’effetto della lontananza fisica che separa il giornalista, per quanto animato da buoni propositi (e perdipiù in un giorno festivo), dall’urna?
Sia chiaro: non siamo nati ieri e ci rendiamo perfettamente conto delle difficoltà organizzative, economiche e logistiche di allestire capillarmente i seggi in un territorio ampio come la Toscana.
E’ però ugualmente impensabile continuare a far sì che quasi la metà degli aventi diritto si trovi di fatto a dover rinunciare al voto se non a costo di inutili spese e notevoli perdite di tempo. Una soluzione, nell’era di internet, va trovata.
Sappiamo bene che la quaestio, anche a Roma, è vexatissima e che implica infinite discettazioni di tipo regolamentare, ideologico, correntizio, opportunistico, culturale e così via. Ma fomentare così, gravemente per quanto indirettamente, la disaffezione degli iscritti a un ordine che già di per sè, per le ragioni note (inadeguatezza normativa, anacronismo dell’architettura ordinistica, tendenze abrogazioniste, etc) vacilla e fa acqua da più parti, mi pare suicida.
Ecco quindi un’altra gatta da pelare per il futuro consiglio dell’OdG, sia nella capitale che a Firenze. E la risposta potrebbe arrivare dalla tecnologia, dal buon senso o perfino dalla buona volontà, che a volte fa miracoli.
Come si vede, i problemi sul tappeto sono tanti. Speriamo che i giornalisti-elettori (compresi quelli che andranno a votare nonostante le distanze siderali) ne tengano conto, scegliendo le persone giuste al momento di esprimere le loro preferenze sulla scheda.

Questo il testo integrale della lettera di Lina Senserini:

From: Lina Senserini
Sent: Tuesday, May 18, 2010 10:55 AM
To: m.lucchesi@odg.toscana.it (seguono i nomi dei consiglieri nazionali e regionali dell’OdG e di altri giornalisti grossetani).

Subject: elezioni ODG

gentile presidente,
per quanto possa contare, vorrei segnalarle tutto il mio disappunto, che peraltro si ripete ad ogni elezione di rinnovo delle cariche dell’Ordine, per come vengono organizzati i seggi. La differenza è che quest’anno ho deciso di scrivere.
Credo che con sole tre sedi in tutta la Toscana, venga seriamente messo in discussione il diritto di voto degli iscritti. davvero non avete ancora pensato al voto telematico, per posta, o semplicemente aumentando il numero dei seggi?
Crede davvero che un giornalista che abita a Pitigliano vada a votare a Siena? o uno che abita a Follonica? Solo per parlare della provincia di Grosseto. Ma immaginiamo la provincia di Lucca o di Massa Carrara, per dirne altre. Considerando che la domenica in redazione si lavora.
Mi chiedo quale sia la logica che sottende a queste scelte, ma la spiegazione che mi sono data non è molto edificante.
in attesa di un suo riscontro
cordiali saluti
Lina senserini