La notizia è apparsa in rete pochi minuti fa: è morto il leggendario tastierista dei Doors. Aveva 74 anni. Con il chitarrista Robbie Krieger aveva cavalcato a lungo (forse troppo) i decenni post-Morrison. R.I.P.
Soundtrack: “Love me two times“, The Doors.
Non faceva solo il tastierista, ma pure il bassista del gruppo, usando i pedali del suo organo.
Ray Manzarek era una leggenda e ne era consapevole. E da leggenda del r’n’r ha vissuto gli ultimi decenni, cavalcando un umanamente comprensibile ma artisticamente criticabile nostalgismo per vecchi hippies e dintorni.
Riconosco senza esitazioni di non aver affatto amato questa lunga stagione da reduce, per non dire da superstite, trascorsa a rievocare un passato che, sempre sotto il profilo artistico, era probabilmente morto prima della scomparsa del leader della band, Jim Morrison.
Ciò non toglie che con Manzarek se ne va un simbolo, un altro di un’epoca che volge anagraficamente e ineluttabilmente al termine, dopo aver fatto credere di essere eterna.
Speriamo almeno che la sua occhialuta figura non diventi lo sticker di riserva per quelli che girano con l’adesivo catarifrangente di Morrison sulla ribaltina dell’Ape.