…di Morrona. Cronaca di una verticale 1998-2013 del principale cru di Sangiovese dell’antica azienda di Terricciola (Pisa), tra vecchie bottiglie e una ricca aneddotica.
Parlare di vino può essere divertentissimo o noiosissimo. Dipende dalla qualità delle bottiglie ovviamente. Ma bisogna ammettere che anche l’aneddotica aiuta molto.
Prima di assaggiare quelle di Badia di Morrona ad esempio, storica azienda di Terricciola (Pisa) di proprietà dei Gaslini Alberti, con sede in un’abbazia ultramillenaria fondata dal conte Uguccione nel 1089, è d’obbligo farsi raccontare di quando il complesso era diviso in due e il grande cortile risultava tagliato a metà da un muro invalicabile, nemmeno fossimo a Berlino. O di quando il dipinto allora conservato nella chiesa abbaziale era per tradizione, l’8 settembre di ogni anno, spostato ritualmente da una navata all’altra. O, ancora, di come l’impianto fotovoltaico da 170 kw copra l’80% del fabbisogno aziendale, comprese l’alimentazione delle forbici elettriche per la potatura degli oliveti e le pompe per l’irrigazione dei giardini.
Storie divertenti che hanno preceduto e pure seguito l’interessante verticale, organizzata e guidata di persona da Filippo Gaslini Alberti a Firenze qualche settimana fa, del VignaAlta, il cru di solo Sangiovese proveniente dall’omonima vigna di soli 3 ettari piantata nel 1965 e poi più volte rinnovata, con selezioni clonali, fino al 2011, anno dell’ultimo reimpianto.
Si è trattato di un viaggio variegato tra le diverse mani e i diversi stili dai quali la Badia è transitata nell’arco di un cruciale quindicennio di vinificazione e tanto basta a rendere impagabili questo tipo di occasioni.
Ecco il dettaglio:
1998 (15 mesi di affinamento in barrique di rovere francese)
Al naso è molto varietale con marcate note terziarie di cuoio e di selvatico, legno ben assorbito che lascia una bocca dal piacevole finale amarognolo. Un bel vecchio.
1999 (15 mesi di affinamento in barrique di rovere francese)
Naso piuttosto vivace e asciutto, non troppo complesso ma fresco, mentre in bocca è pieno, rotondo, molto vivo e con una buona acidità. Una sorpresa.
2004 (15 mesi di affinamento in barrique di rovere francese)
Naso e bocca di stile piuttosto “datati” in relazione all’epoca: naso ricco, denso e fruttato, sentori di cileigia sotto spirito, bocca ampia e marcata, alcoolica, con finale un po’ amaro. Un po’ prevedibile.
2005 (15 mesi di affinamento in barrique di rovere francese)
Un vino indubbiamente piacevole se inquadrato nel periodo: naso ricco, quasi esondante, note molto rosse e bocca molto strutturata, di grande morbidezza. A suo modo tipico.
2011 (affinamento in botti di rovere francese da 25 hl e una parte in barrique di secondo o terzo passaggio).
Elegante e fine all’olfatto, pieno e compatto, con frutto in evidenza, mentre in bocca ha un ingresso felice e agile che un po’ si spegne per la sovrabbondanza della struttura. Già godibile.
2013 (affinamento in botti di rovere francese da 25 hl e una parte in barrique di secondo o terzo passaggio).
Al naso è ancora un po’ acerbo ma comunque piacevole ed elegante, con sentori di amarena che si ritrovano in bocca ove l’immaturità è più marcata. Promettente.