Si è aperta ieri a Firenze l’attesa no-stop dedicata ai vini toscani, con una giornata che, per la prima volta, ha visto tutti assieme Chianti, Morellino, Carmignano, Elba, Bibbona, Montecucco, Valdarno, Cortona. Risultato: dipende dai punti di vista.

Qualcuno ha saggiamente osservato che un primo, miracoloso risultato, questa “Anteprime di Toscana” – evento coordinato da Toscana Promozione, il braccio regionale dedicato al marketing, inauguratosi ieri alla Fortezza da Basso di Firenze e destinato a continuare fino al 22 febbraio tra San Gimignano, Chianti Classico, Nobile e Brunello – l’ha ottenuto: riuscire a mettere tutte insieme, sotto lo stesso tetto fisico e organizzativo, otto diverse realtà corregionali.
E su questo non si dubita, anche se da qui a dire che la macchina ha superato il collaudo ce ne corre.
Il secondo miracolo, almeno a giudicare dall’umore dei produttori interpellati, è che per una volta il risultato appare nel complesso positivo, almeno sotto il profilo del “contenitore“: la Fortezza da Basso, grande struttura fieristico-architettonica alle porte del centro storico del capoluogo toscano, si è rivelato ambiente grande, spazioso, ben allestito e arredato (magnifica l’idea di lasciare enormi spazi a tavoli a seduta libera, dove chiunque poteve sedersi senza obblighi a fare ciò che voleva), luminoso, senza odori. Bene anche il buffet, sia per qualità che per logistica (niente code nè assalti). Utenti indenni anche dal rischio traffico e parcheggio (ma era domenica).
Il terzo non è un miracolo, ma una nota positiva: la formula – sezione commerciale da un lato, sezione espositiva e degustativa da un altro anche se nel medesimo padiglione – sembra aver funzionato, agevolando sia l’intensità dei commerci che la scioltezza di pr e degustazioni.
Da modesto giornalista, ma aduso assai a simili adunate, mi permetto però di segnalare alcune sbavature. Delle quali almeno un paio gravi. Eccole:
Tempeste in un bicchier di vino. I bicchieri messi a disposizione dall’organizzazione erano quanto di peggio si potesse immaginare. Pesanti, spessi, bassi e piccoli. Il contrario del bicchiere, pur dozzinale, da degustazione. Il che vuol dire darsi la zappa sui piedi. Possibile che nessuno degli organizzatori se ne sia accorto? Inesperti.
A carte (troppo) scoperte. Nonostante il posto certo non mancasse e l’esigenza pure, a parte il Consorzio Chianti nessuno ha voluto-potuto-saputo allestire una sala, anche cumulativa, dove i giornalisti, come abitualmente si fa, potessero degustare i vini seduti a un tavolo, alla cieca o meno, con il servizio sommelier. Perchè? Mistero. Non tutti hanno il tempo o la volontà professionale di assaggiare chiacchierando con il produttore davanti. Distratti.
Ma la carta, no? La questione è vecchia e il conformismo imperante sembra aver contagiato tutti: basta carta ingombrante e pesante, tutto in formato elettronico, chiavette come se piovesse. Insomma alla Fortezza non c’era un solo foglio di carta. Peccato che il pc che si è costretti a trascinarsi dietro sia più pesante della carta e che sia inconcepibile non poter consultare un documento o un comunicato senza essere schiavi dell’hardware. Iperecologisti.
Una spina nel fianco. Mesi fa, in un malmesso aeroporto indiano, notai che la sala d’attesa aveva colonnine ad uso gratuito con spine e spinotti per la ricarica di qualsiasi modello di telefonino e computer in commercio. Ieri, alla Fortezza, per trovare una spina ci voleva il metal detector (e il tempo per restare ore a presidiare l’oggetto nei luoghi più defilati) in una società ormai tecnologico-dipendente. Parsimoniosi.
Fedeli alla linea. Mi dicono che la wireless funzionasse alla perfezione e questo in Italia, bisogna ammetterlo, è un mini miracolo. Peccato però che, forse per l’effetto-gabbia dei padiglioni o per altro, le linee cellulari “normali” andassero a singhiozzo (eufemismo). Qualche rimedio o verifica preventiva, no? Momentaneamente irraggiungibili.
Ecco: se, come ha sottolineato in conferenza stampa il vicedirettore di Toscana Promozione, Silvia Burzagli, erano presenti 260 produttori, 296 buyers (90 europei, 86 nordamericani, 64 asiatici, 20 brasiliani, 6 australiani) e 90 giornalisti, forse non si tratta di dettagli irrilevanti.
A rileggerci da queste anteprime.